Lavoro e discipline STEM: cruciali per il futuro, ma 1 azienda su 4 fatica a trovare questi profili
Le discipline STEM, ovvero nelle discipline di Scienza, Tecnologia, Engineering (ingegneria) e Matematica, risultano cruciali per il futuro del Paese ma le aziende faticano a trovare questi profili professionali. Dall’analisi condotta per l’Osservatorio STEM di Fondazione Deloitte, emerge che l’Italia è ancora un Paese in cui la cultura tecnico-scientifica è considerata appannaggio di pochi. Bisogna poi fare i conti con pochi laureati in generale, e solo il 27% circa degli studenti universitari è iscritto alle discipline della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica. E poi c’è un ulteriore problema, le donne rappresentano solo minoranza: di quel 27% di universitari STEM solo un quarto è costituito da donne. “Un gender gap notevole, che si sta colmando troppo lentamente”, afferma Paolo Gibello, presidente della Fondazione Deloitte, nel corso del primo evento organizzato da 24 Ore Cultura e Mudec della serie “Il futuro che ci attende – Le sfide di oggi, le frontiere di domani” nel corso del quale si è parlato di competenze STEM al femminile.
Secondo i dati illustrati da Gibello, infatti, in Italia i profili professionali STEM sono sempre più richiesti dal mercato del lavoro, ma non cresce alla stessa velocità il numero di giovani che decide di intraprendere percorsi di studio STEM. “in Italia circa un’azienda su quattro non trova profili STEM nel ‘momento del bisogno'”, ha detto Gibello, secondo il quale il problema potrebbe acuirsi ancor di più nei prossimi anni, soprattutto se le bambine e ragazze non verranno incentivate ad appassionarsi alla scienza e al mondo STEM: solo nel mondo cyber, ad esempio, entro il 2022, si potrebbe raggiungere un deficit globale di 1,8 milioni di professionisti nel settore della sicurezza informatica. Eppure le donne stanno già dimostrando con i fatti le loro capacità. Come spiega Gibello, infatti, “il voto medio di laurea delle donne STEM è stato di 103,4, mentre gli uomini hanno chiuso il loro percorso mediamente due mesi dopo le donne e con un voto medio di 101,8”.
Ma è vero che molti stereotipi e bias continuano a resistere negli ambienti STEM, come dimostra il dato della ricerca Deloitte secondo cui un giovane occupato in ambito STEM su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini. L’ambito STEM nonsembra, tuttavia, essere l’unico nel quale le donne vengono penalizzate da stereotipi e pregiudizi. Come emerge dallo studio di Deloitte Women @ Work, la pandemia ha penalizzato le donne più degli uomini al lavoro e rischia di farle retrocedere nel raggiungimento della parità di genere sul posto di lavoro. “Secondo il nostro studio la situazione delle donne nel mondo del lavoro si è fatta ancora più complessa dopo il Covid-19: per l’82% delle donne intervistate la pandemia ha avuto un impatto negativo sulla propria vita. Ciò che, ancora una volta, più mette in difficoltà le lavoratrici è la conciliazione del lavoro domestico e di cura con la carriera”, ha sottolineato Stefania Papa, People and Purpose Leader di Deloitte Italia. Secondo lo studio di Deloitte, infatti, il 77% delle intervistate ha affermato che il proprio carico di lavoro è aumentato a causa della pandemia e il 66% ha afferma che la responsabilità dei lavori domestici e di cura dei figli ricade soprattutto su di sé.
“Di fronte a questi numeri è evidente che l’unico modo per non penalizzare le donne, specialmente se madri o caregiver, è quello di promuovere politiche di conciliazione», ha concluso Papa. «Ma lo sforzo deve essere di tutti: è urgente promuovere misure che incentivino la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e, in particolare, a quello STEM. È un paradosso che mentre sempre più aziende non trovano profili STEM, l’Italia abbia ancora tassi di occupazione femminile inferiori al 50% della forza lavoro”.