Pubblicato report bomba sui 25 più ricchi d’America: da Bezos a Musk e Buffett, lo scoop sulle tasse che hanno (o non hanno) versato
Sono tutti nel mirino, dopo la notizia bomba che si è diffusa negli Usa e nel mondo alla velocità della luce: i 25 Paperon de’ Paperoni americani, ovvero i 25 americani più ricchi – leggi tra i nomi più altisonanti quelli di Jeff Bezos, Michael Bloomberg, Elon Musk, Warren Buffett, Carl Icahn e George Soros — hanno pagato una frazione decisamente risicata delle tasse federali che avrebbero dovuto versare, nel periodo compreso tra il 2014 e il 2018. In alcuni casi, non avrebbero pagato neanche niente. E’ quanto emerge dall’associazione ProPublica, che ha lanciato il suo report shock basato sui dati dell’Agenzia delle Entrate Usa, l’IRS (Internal Revenue Service).
L’analisi ha mostrato che gli alti dirigenti della corporate America hanno pagato tasse federali sui redditi di appena $13,6 miliardi nel periodo preso in considerazione: periodo in cui il loro patrimonio netto – come emerge dai tabulati di Forbes – è aumentato di $401 miliardi. La somma pagata è stata pari, ha calcolato ProPublica, a una aliquota di appena il 3,4%.
Stridente il contrasto con quanto pagato dalle famiglie americane medie che, nello stesso arco temporale, hanno guadagnato $70.000 circa annualmente, versando il 14% sui redditi percepiti.
ProPublica ha tenuto a ricordare che i miliardari, diversamente da chi guadagna soldi soprattutto con i redditi di lavoro, beneficiano spesso “di strategie di elusione fiscale al di là della portata delle persone ordinarie”.
Inoltre, la loro ricchezza spesso è legata all’aumento del valore delle azioni e delle proprietà immobiliari che detengono, che non sono considerate asset tassabili a meno che non vengano vendute.
Lo scrive chiaramente l’articolo del New York Times che ha riportato la notizia:
“Gli Stati Uniti pongono enfasi sulla tassazione dei redditi di lavoro, rispetto a quella sul patrimonio. E molto del patrimonio che i ricchi accumulano – come le azioni delle società che gestiscono, gli yacht e altri investimenti – non viene considerato ‘reddito tassabile’ a meno che (per l’appunto) questi asset non vengano venduti e non si percepiscano dei guadagni con la vendita. E comunque anche allora, ci sono scappatoie nel regime fiscale che possono limitare o cancellare tutte le tasse”.
Dall’articolo di ProPublica – intitolato “The Secret IRS Files: Trove of Never-Before-Seen Records Reveal How the Wealthiest Avoid Income Tax”, scritto da Jesse Eisinger, Jeff Ernsthausen e Paul Kiel, emerge che, in base ai calcoli effettuati dall’associazione, Buffett ha pagato appena lo 0,1%, o $23,7 milioni di tasse a fronte di un patrimonio cresciuto di $24,3 miliardi nel quinquennio considerato. In quel periodo, il ceo di Berkshire Hathaway ha dichiarato redditi tassabili per un valore di appena $125 milioni. ProPublica ha fatto notare che “nessuno tra i 25 americani più ricchi al mondo ha eluso le tasse così come Buffett”.
Una situazione che ha provocato non poco stupore: “si tratta di qualcosa, forse, di sorprendente, visto che pubblicamente il numero uno di Berkshire Hathaway si è detto a favore di tasse più alte per i ricchi“.
Bezos, fondatore di Amazon e uomo più ricco del mondo, ha pagato meno dell’1% della crescita delle sue ricchezze: praticamente $973 milioni su un aumento della ricchezza pari a $99 miliardi in cinque anni.In quel periodo, il reddito tassabile di Bezos ammontava a $4,22 miliardi.
Bezos dichiara perdite, chiede e riceve anche credito fiscale
Così l’articolo scoop di ProPublica:
“Considerate Bezos nel 2007, uno degli anni in cui ha pagato zero tasse federali sui redditi, con il titolo Amazon che aveva più che raddoppiato il suo valore. La fortuna di Bezos era balzata di $3,8 miliardi, secondo Forbes, le cui stime sulle ricchezze vengono ampiamente citate. Come ha fatto una persona a godere di un tale aumento di ricchezza e a pagare nessuna tassa sul reddito”?
ProPublica continua: “In quell’anno (ovvero nel 2007) Bezos, che aveva presentato una dichiarazione dei redditi congiunta con l’allora moglie MacKenzie Scott, dichiarò un misero (per lui) reddito di $46 milioni, derivante in gran parte dagli interessi e dai dividendi su investimenti esterni. (Bezos) fu capace di compensare ogni penny guadagnato con perdite da altri investimenti e deduzioni varie, come spese per interessi sui debiti e categorie considerate ‘altre spese'”.
“Nel 2011, anno in cui il patrimonio del fondatore di Amazon si aggirava stabilmente a $18 miliardi, Bezos presentò una dichiarazione dei redditi da cui emergeva che aveva perso soldi, visto che il reddito era stato più che compensato dalle perdite sugli investimenti effettuati. In base alle norme che disciplinano il regime fiscale negli Stati Uniti, visto che dichiarò così poco, fece anche richiesta di un credito fiscale per i suoi figli di $4000, che ricevette” (!!).
“La sua elusione fiscale – scrive ancora ProPublica – è ancora più impressionante se si esamina il periodo compreso tra il 2006 e il 2018: la ricchezza di Bezos, secondo Forbes, aumentò di 127 miliardi, ma lui dichiarò un totale di redditi di $6,5 miliardi. Le tasse federali che pagò furono comunque notevoli, pari a $1,4 miliardi, per una “vera aliquota” però di appena l’1,1% sulla crescita delle sue ricchezze.
Guardando agli altri Paperon de’ Paperoni, Elon Musk, il fondatore e ceo di Tesla, dichiarò in quei cinque anni un reddito tassabile di $1,52 miliardi e non pagò alcuna tassa federale sul reddito nel 2018;
Michael Bloomberg, ex sindaco di New York e fondatore di Bloomberg LP, versò “vera aliquota” dell’1,3%, o $292 milioni, nei cinque anni presi in considerazione da ProPublica, a fronte di un vero reddito tassabile di $10 miliardi.
Il finanziere e filantropo Soros non pagò tasse federali sul reddito tra il 2016 e il 2018, in quanto – parola del suo stesso portavoce – in quegli anni aveva accusato perdite sui suoi investimenti“.