Bitcoin sotto $40.000, Ethereum -18% buca $3.000. 21Shares: preoccupa impatto clima ma ESG sempre più importante
Il Bitcoin rimane sotto la soglia di $40.000, bucata per la prima volta dal 9 febbraio scorso, cedendo più del 13% attorno a $39.000, dopo aver testato un minimo intraday di $38.585,86, stando ai dati riportati da CoinDesk.
La criptovaluta numero uno al mondo è precipitata praticamente al valore più basso dal 9 febbraio scorso, quando scese per l’appunto sotto i $40.000. Non solo: le vendite recenti massicce hanno portato i prezzi a collassare del 39% circa rispetto al massimo assoluto di $64,829.14 testato alla metà di aprile e di quasi il 30% dall’inizio della settimana. Affonda anche l’Ethereum, che brucia più del 18% del suo valore, a $2.870 circa, bucando la soglia di $3000.
La nuova doccia fredda che si è abbattuta sul cripto-universo ha visto protagonista la Cina. In particolare, tre autorità cinesi responsabili della vigilanza delle banche e dell’industria dei pagamenti hanno avvertito le istituzioni finanziarie di non fare alcun business che comporti l’utilizzo delle criptovalute, inclusi il trading e la conversione di valute fiat in monete digitali. Le tre istituzioni cinesi che hanno messo al bando le transazioni cripto sono la National Internet Finance Association of China, la China Banking Association e la Payment and Clearing Association of China.
Praticamente, stando a quanto disposto, le banche e le società attive nei pagamenti online non potranno fornire servizi legati alle transazioni che abbiano per oggetto le monete digitali: dunque niente registrazione, trading e compensazioni per questi asset.
Così commenta Lanre Ige ed Eliézer Ndinga, Research team di 21Shares:
“Il mercato del Bitcoin ha attraversato una settimana difficile per via della crescita delle preoccupazioni circa l’impatto che il meccanismo noto come proof of work, utilizzato per il mining della criptovaluta, ha sul clima. Questo fatto è finito sotto i riflettori per via dei tweet del fondatore di Tesla e grande sostenitore degli asset digitali, Elon Musk. Come abbiamo già detto sia nel nostro manuale sul Bitcoin che in quello su Ethereum, è evidente che l’impatto sull’ambiente continuerà ad essere una problematica pressante, ma si stanno già facendo molti sforzi per ridurlo, come dimostrano la transizione al modello ‘proof of stake’ – che Ethereum sta mettendo a punto – o l’uso sempre maggiore di energie rinnovabili, che attualmente costituiscono il 70% del mix energetico del Bitcoin”.
“È molto probabile – ha continuato l’analista – che la componente ESG sarà sempre più importante per l’investimento in criptovalute, esattamente come avviene per la finanza tradizionale. Proprio nella finanza tradizionale è possibile osservare come questo processo sia già in atto, con dei giganti degli hedge fund, quali Millennium, Matrix e Point72, che si stanno interessando sempre di più alla finanza decentralizzata (DeFi). Questa è un’opportunità per l’infrastruttura del Bitcoin per passare a un mix energetico di sole rinnovabili e anche per portare innovazione all’interno delle modalità a cui si ricorre per diffondere la finanza decentralizzata – Ethereum, con il lancio di ETH 2.0 ormai alle porte, si candida ad essere il leader di questo fronte. La massiccia adozione di Ethereum è sotto gli occhi di tutti e i numeri parlano da soli: +2.000% su base annua dei volumi di ETH scambiati e + 7.000% di investimenti in applicazioni DeFi”.
“Noi di 21Shares – concludono Lanre Ige ed Eliézer Ndinga, del Research team di 21Shares – riteniamo che questo trend proseguirà, grazie all’imminente passaggio alla proof of stake e alle soluzioni proposte per ridurre le congestioni e per aumentare le commissioni sull’inquinamento sul network di Ethereum. Inoltre, anche il Bitcoin probabilmente farà dei passi avanti in questo ambito, vista la pressione che arriva sia dal mercato che da potenziali legislatori nel campo dell’ESG.