Mps fatta a pezzi: ipotesi spezzatino, con asset del Sud a Mediocredito centrale e quelli toscani e Nordest a UniCredit
Mps smembrata e fatta a pezzi fa piacere al mercato: ieri il titolo del Monte dei Paschi è balzato fin oltre +8% con gli investitori che hanno creduto alle indiscrezioni, secondo cui la banca senese controllata dal Tesoro potrebbe finire in più mani.Sempre, però, attraverso lo strumento dei soldi pubblici (soldi contribuenti).
Ovvero? Non dovrebbe la banca, controllata dal Mef con una quota del 64%, essere privatizzata? L’obiettivo concordato con Bruxelles, di fatto, è questo.
La Stampa spiega, in merito ai rumor su Mps fatta a pezzi che, “in realtà più che di un vero spezzatino si tratterebbe di una sorta di nuovo salvagente pubblico, dato che il soggetto tirato in ballo è Mcc (Mediocredito centrale), a sua volta al 100% del ministero dell’Economia”.
La strada che il governo Draghi potrebbe scegliere sarebbe insomma quella di portare Mcc – che controlla la Popolare di Bari ad acquistare “gli sportelli di Mps al Sud, rendendo così più digeribile il boccone per il compratore del 64% adesso in mano pubblica”. E il compratore, l’unico possibile, sarebbe UniCredit, le cui mosse rimangono tuttavia avvolte ancora nel mistero, in quanto il nuovo ceo Andrea Orcel non ha dato indicazioni ancora precise in tal senso.
La dote fiscale più ricca contenuta nel decreto sostegni bis rende Mps una preda più allettante.
A tal proposito gli analisti di Equita SIM segnalano l’articolo del Corriere della Sera di oggi, secondo cui “sarebbe in discussione nel DL Sostegni la possibilità di riconoscere il beneficio della conversione delle DTA non una volta sola ma per tutte le operazioni deliberate entro giugno 2022″. Il che significa che, sottolineano gli analisti della SIM milanese, “questa possibilità, se confermata, incrementerebbe l‘appeal speculativo su Banco BPM e Mps, dato che offrirebbe a UniCredit la possibilità di finalizzare entrambe le operazioni riconoscendo a CET1 circa 7 miliardi di DTA (147 punti base sul CET1 a livello di Combined Entity)”.
Uno scenario del genere darebbe corpo a quell’ipotesi di fusione a tre UniCredit-Mps-Banco BPM di cui si parla tra l’altro da mesi. C’è da dire tuttavia che l’ad di Banco BPM Giuseppe Castagna, sempre secondo voci di mercato, sarebbe orientato piuttosto ad avvicinare quella che è stata menzionata spesso come la sua sposa perfetta, ovvero Bper, indossando così le vesti di predatore piuttosto che di preda, pur di sfuggire a eventuali tentacoli rivolti nella sua direzione da UniCredit.
Sicuramente, in questo capitolo del risiko bancario italiano su cui ci sarà indubbiamente molto da scrivere, un eventuale intervento di Mediocredito centrale per fagocitare gli asset del sud di Mps prima di consegnare ciò che rimane a UniCredit decreterebbe la scelta del governo Draghi di utilizzare ulteriori soldi dei contribuenti pur di salvare il Monte di Stato. E darebbe corpo a quell’ipotesi spesso caldeggiata da una certa parte della politica, ovvero dai Cinque Stelle, che molto prima del governo Draghi non avevano nascosto il desiderio di vedere unire le forze di Mps a quelle della Popolare di Bari.
Vale la pena ricordare la proposta Ruocco con un costo monstre per i contribuenti che circolava già nell’anno della pandemia Covid-19, ovvero nel 2020.
L’ipotesi di Mediocredito centrale acquirente degli sportelli di Mps del Sud e di UniCredit pronta invece a inglobare gli asset della banca presenti in Toscana, nel centro Italia e nel Nord-est è stata rinfocolata dalle dichiarazioni dello stesso AD di Mcc che, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, ha detto che Mediocredito sarebbe disposto a entrare nella partita di Mps rilevando alcune filiali del Sud.
Così il nipote del presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
“Noi abbiamo il mandato di concentrarci sul sistema creditizio e finanziario del Mezzogiorno e, qualora ci fosse bisogno, non potremmo non fare la nostra parte nell’ambito di un progetto industrialmente sostenibile con logiche, criteri e condizioni di mercato”.
Ancora, intervistato dal quotidiano, Mattarella ha continuato: “La presenza di Mediocredito Centrale – ha aggiunto Mattarella – si concentra molto in Puglia, Abruzzo, Basilicata. Mentre in Calabria, Sicilia e parte della Campania le due reti non hanno sovrapposizioni e potrebbero essere compatibili“.
I dubbi non si dissolveranno fino a quando Orcel non dirà la sua. La Stampa scrive che “al Tesoro aspettano che il nuovo ad di UniCredit, Andrea Orcel, decida di andare avanti e intavolare un negoziato vero e proprio o se invece si tirerà indietro”. Dell’ipotesi spezzatino per Mps si era tornati a parlare la scorsa settimana, quando era stato fatto notare che, così com’è, Mps Orcel non la vuole.