Banco BPM soffre in Borsa, Castagna ha meno fretta su risiko e tornano rumor di mega fusione a tre
Banco Bpm mette in cascina una trimestrale solida con utili migliori del previsto che però non scaldano il titolo (-1,18% in area 2,433 euro alle 10:33) che si era mosso bene nei giorni scorsi avvicinando i top annui toccati a marzo. Oltre ai numeri del primo scorcio d’anno, gli investitori continuano a guardare soprattutto al fronte M&A con le parole di ieri sera di Giuseppe Castagna che gettano un po’ di acqua sul fuoco. Il ceo di Banco BPM; che nel recente passato ha più volte fatto intendere che la banca è desiderosa di trovare un partner per crescere di dimensione, ieri si è detto contento che il nuovo DL Sostegni darà “più tempo per trovare una buona fusione”. Una piccola frenata che sta a indicare la voglia di riflettere bene su quale mossa fare anche alla luce delle intenzioni delle altre big bancarie, a partire da Unicredit.
Sempre ieri il nuovo ceo di Unicredit, Andrea Orcel, ha chiarito che ogni discorso di M&A deve essere fine a se stesso, ma inquadrato dentro una cornice strategica ben precisa “nell’interesse degli azionisti e che possa essere portata a termine con successo”. Parole che possono essere interpretate come un implicito appoggio più convinto a scenari di aggregazione con Banco BPM rispetto a MPS che comporterebbe una rischiosità maggiore. Oggi Il Messaggero torna intanto a ipotizzare un polo a tre Unicredit-Banco-MPS, scenario già circolato più volte negli ultimi mesi. Il quotidiano rimoano ritiene che il nuovo piano di Unicredit in arrivo dopo l’estate sarà flessibile e la prima opzione M&A dovrebbe essere Banco Bpm, ma le modifiche sulle Dta potrebbero prevedere l’acquisto dal Mef del 64% di Banca Mps salvo poi incorporarlo nei tre anni successivi in modo da avere il tempo per la razionalizzazione.
Fabi: con mega fusioni si rischia macelleria sociale
Scenario di mega fusioni che non convince i sindacati. Il segretario generale Fabi, Lando Maria Sileoni, ieri ha parlato di “puzza di bruciato” riferendosi proprio a possibili fusioni tra banche che potrebbero interessare anche più di due gruppi. “Operazioni di questo tipo sono pericolose, diventano il pretesto e l’occasione per produrre migliaia di esuberi fra le lavoratrici e i lavoratori”, ha detto Sileoni preannunciando l’opposizione “con qualsiasi mezzo a nostra disposizione a operazioni che dovessero provocare una macelleria sociale”.
I numeri di Banco BPM nel primo trimestre
Banco Bpm ha riportato nel primo trimestre risultati migliori delle attese. L’utile ha superato di poco i 100 milioni (100,1 milioni, consensus era fermo a 85 milioni). I proventi operativi core, ossia margine di interesse e commissioni, risultando pari a 968 milioni con una crescita del 5,9% rispetto al corrispondente periodo del precedente esercizio. Il dato rappresenta il miglior risultato a partire dal quarto trimestre 2018, riportando il livello dei proventi operativi a quello del periodo precedente alla crisi innescata dalla pandemia. Nel dettaglio, il margine di interesse è salito del 4,8% a 496,8 milioni, mentre le commissioni nette hanno evidenziato un aumento del 7% a 471,4 milioni. Il risultato della gestione operativa è stato pari a 483,8 milioni rispetto ai 319,5 milioni del corrispondente periodo del 2020. Infine, l’utile netto si è attestato a 100,1 milioni rispetto ai 151,6 milioni dei primi tre mesi del 2020 e ai – 241,7 milioni del quarto trimestre 2020. Escluse le componenti non ricorrenti, il risultato è stato di 150,8 milioni.
Equita SIM sottolinea come l’utile sia stato superiore alle attese grazie a migliori commissioni e ad un maggiore contributo da trading e un’ottima performance operativa, con ricavi core in crescita (+6% a/a) grazie ad una buona tenuta del margine di interesse (-2% t/t, +5% a/a) e alla performance della componente commissionale (471 mln, +10% t/t vs 439 mln attesi). La sim milanese conferma le stime sul triennio 2021-2023 e alza il prezzo obiettivo del 7% a 2,7 euro (giudizio buy confermato).
Nuova accelerazione su derisking
Banco Bpm ha avviato anche un’ulteriore accelerazione del processo di derisking attraverso un piano di cessione di crediti non performing per 1,65 miliardi lordi nel corso dei primi tre mesi dell’anno. Per quanto riguarda i crediti deteriorati, in questo ambito, il gruppo ha deciso di proseguire su questa strada con la cessione di 1,5 miliardi di sofferenze entro il mese di giugno per le quali è già stato selezionato il portafoglio e condotta la due diligence. Il perfezionamento di questa operazione comporterà per Banco Bpm un effetto positivo in termini di riduzione dello stock di crediti deteriorati lordi che sono attesi in diminuzione da 8,7 miliardi a 7,2 miliardi.