BCE, Next Generation Ue: con pieno utilizzo Pil area euro a +5%. Politica accomodante continuerà dopo PEPP
Il corretto utilizzo delle risorse del Next generation Ue sarà cruciale per l’’economia dell’area euro che “dovrebbe vedere una forte ripresa nella seconda metà dell’anno”, tuttavia “l’incertezza resta alta e la ripresa sarà fragile, con il Pil che raggiungerà i suoi livelli pre-crisi nel secondo trimestre del 2022”. Così il vicepresidente della Bce Luis de Gundos, presentando il rapporto annuale della Bce sul 2020, anno segnato dalla pandemia Covid. “Il successo della campagna di vaccinazione nell’intera area euro – ha detto de Guindos – è cruciale per evitare che si materializzino rischi al ribasso”. Ma gli occhi sono tutti puntati sul Recovery Plan.
Dal Next Generation Ue significativo sostegno macroeconomico
Alla fine di luglio 2020 i capi di Stato e di governo dell’Unione europea, insieme al bilancio dell’UE, hanno concordato il fondo una tantum per la ripresa “Next Generation EU” (NGEU) da 750 miliardi di euro da finanziare mediante prestiti comuni dell’UE. Se difatti, l’accordo sul Next Generation Eu la scorsa estate “ha dato al mercato il segnale chiaro che siamo pronti ad agire insieme” – continua de Gundos – e “non bisogna sottovalutare l’importanza che la sua approvazione ha avuto sul sentimento degli investitori: a volte la percezione de mercati è molto più importante delle stesse misure concrete”. Ma se pienamente utilizzato, dice la Bce, il Next Generation EU può fornire un significativo sostegno macroeconomico, pari a quasi il 5% del PIL dell’area dell’euro.
Si prevede che circa due terzi dei trasferimenti erogati nell’ambito dell’NGEU ai paesi dell’area dell’euro siano destinati a sei paesi con un rapporto debito/PIL superiore al 100 per cento. L’efficace attuazione del Next Generation EU favorirebbe inoltre in modo significativo la crescita e la convergenza, agevolando in tal modo un’ulteriore integrazione fiscale in futuro.
La BCE ha auspicato fin dall’inizio una risposta economica comune alla crisi a livello europeo e, in linea con le competenze conferitele dal Trattato, ha contribuito alle discussioni nei consessi dell’UE fornendo informazioni tempestive sulle prospettive economiche europee e sul fabbisogno di finanziamento atteso. Sebbene il Next Generation EU sia concepito come uno strumento temporaneo, la possibilità di attivare strumenti analoghi in caso di crisi future è un cambiamento di per sé importante nello strumentario di policy dell’UE. Per la prima volta l’Europa fornisce temporaneamente fondi finanziati mediante prestiti comuni a integrazione delle politiche di bilancio a livello nazionale. Potenzialmente, ciò offre la possibilità di ricorrere a misure simili in futuro qualora si verifichino circostanze altrettanto estreme. Infine, conclude la Bce, l’efficace attuazione del Next Generation EU favorirebbe inoltre in modo significativo la crescita e la convergenza, agevolando in tal modo un’ulteriore integrazione fiscale in futuro.
Infine l’esponente del Consiglio direttivo della Bce, François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, ha commentato il QE pandemico, piano che la Bce di Christine Lagarde ha lanciato per mettere in sicurezza l’economia dell’Eurozona dalle conseguenze disastrose della pandemia Covid-19. “La fine del PEPP non significa fine politica monetaria accomodante”. Così Villeroy secondo cui la Bce potrebbe valutare decidere di porre fine al PEPP nel marzo del 2022. Villeroy ha anche detto che il 2% “rappresenta il target di inflazione a cui la Bce punta, non il tetto massimo”