Tari salita in 3 città su 10 nell’anno del Covid, continui aumenti negli ultimi 5 anni
Continui ritocchi al rialzo per la Tassa sui Rifiuti, la cosiddetta Tari. Anche nell’anno del Covid. Secondo quanto emerge dallo studio del Servizio Lavoro Coesione e Territorio della UIL che ha elaborato i costi in 105 città capoluogo di provincia, la Tari è salita mediamente del 2,4% tra il 2016 e il 2020, ovvero in cinque anni. In valori assoluti, le famiglie italiane verseranno, nel 2020, nelle casse comunali, in media 307 euro, a fronte dei 304 del 2019 e dei 299 versati nel 2016.
La Top 10 e la Last 10
In valori assoluti, nel 2020 il costo maggiore per la Tari si registra a Trapani con 494 euro medi l’anno a famiglia; a Crotone si versano 476 euro; a Benevento 472 euro; ad Agrigento 470 euro; a Reggio Calabria 461 euro; a Cagliari 458 euro; a Salerno e Asti 455 euro; a Messina 450 euro e a Napoli 442 euro.
Si paga decisamente meno a Potenza, 133 euro l’anno a famiglia; a Novara 164 euro; a Belluno 170 euro; a Macerata 179 euro; a Brescia 184 euro; a Vercelli 183 euro; ad Ascoli Piceno 186 euro; a Pordenone 188 euro; a Vibo Valentia 190 euro e a Fermo 191 euro.
La Tari nell’anno del Covid
Dai dati scaturiti dallo studio si evince che, nell’anno dell’emergenza pandemica, la stragrande maggioranza delle città ha scelto di diminuire o lasciare invariate le aliquote della Tari, ma non tutte. Nel 2020 la Tari è aumentata in 30 città (3 città su 10), tra cui: Roma, Torino, Cagliari, Genova e Firenze. Vi è da segnalare la città di Livorno dove l’importo della Tari aumenta, non per effetto della delibera comunale, ma per l’aumento del tributo provinciale ambientale (TEFA) deciso dalla provincia di Livorno. Rimane stabile in 62 città tra cui Bologna, L’Aquila, Napoli, Palermo e Reggio Calabria. Diminuisce in 13 città tra cui Milano, Bari, Venezia e Nuoro.