Crollo consumi, sale la propensione al risparmio. Codacons: in un anno bruciati 116 mld
Le misure di sostegno messe in atto dal governo per contrastare gli effetti economici dell’emergenza sanitaria hanno attenuato la caduta del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, che nel 2020 è comunque diminuito del 2,8% (-32 miliardi di euro). Il potere d’acquisto, ossia il reddito disponibile espresso in termini reali, si è anche lui contratto, del 2,6%, interrompendo la dinamica positiva in atto dal 2014. Giù anche la spesa per consumi delle famiglie, scesa del 10,9%. L’incertezza ha spinto a una maggiore propensione al risparmio, che è salita al 15,8%, quasi doppia rispetto all’8,2% nel 2019. Inoltre, per la prima volta dal 2015, le famiglie hanno ridotto gli investimenti in abitazioni per circa 5,5 miliardi di euro (-8,4%). Lo rileva l’Istat presentando la pubblicazione “Conti economici nazionali per settore istituzionale_2020”.
Minori consumi per 4.461 euro a famiglia, ci vorranno anni per tornare a livelli pre-Covid
Il crollo della spesa delle famiglie equivale a 116 miliardi di euro di consumi bruciati in un solo anno, come effetto della crisi generata dal Covid. Lo afferma il Codacons, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat. “I numeri sui consumi delle famiglie sono impietosi e confermano le più nere previsioni”, commenta il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, secondo cui il lockdown di marzo unitamente alle misure anti-contagio che sono proseguite per tutto il 2020, e il generale impoverimento dei nuclei familiari, hanno portato ad una drastica riduzione della spesa, al punto che ogni singola famiglia italiana lo scorso anno ha ridotto i consumi in media per 4.461 euro, praticamente -1.933 euro a cittadino residente. “Di questo passo e considerato l’andamento dell’emergenza che ancora oggi causa limiti, restrizioni e divieti, con effetti depressivi sui consumi e sul commercio, per tornare ai livelli di spesa pre-Covid ci vorranno anni”, afferma Rienzi.
“Peggio di così non si può! Dati disastrosi!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Ma il dramma è che, purtroppo, nei primi mesi del 2021 la situazione non è certo migliorata – prosegue – (…) Sostegni e ristori possono tamponare la crisi nel breve periodo, ma dopo un po’ diventano un palliativo”.
Tornano all’indagine Istat, l’impatto della crisi sull’attività produttiva ha comportato una riduzione di circa 93 miliardi di euro del reddito primario delle famiglie (-7,3%). I redditi da lavoro dipendente sono diminuiti di circa 50 miliardi (-6,9%), mentre quelli derivanti dall’attività imprenditoriale si sono ridotti di poco più di 40 miliardi (-12,2%); in particolare, dalle piccole imprese di loro proprietà, le famiglie hanno ricevuto 28,7 miliardi in meno di utili rispetto al 2019. L’Istat sottolinea che il reddito disponibile delle famiglie è stato tuttavia sostenuto dalle amministrazioni pubbliche attraverso rilevanti interventi di redistribuzione, per un totale di circa 61 miliardi di euro.
Da una parte, si è assistito a una riduzione delle imposte correnti per circa 4,7 miliardi di euro (-2,2% rispetto al 2019) e dei contributi sociali per circa 15 miliardi di euro (-5,4%). Dall’altra, le prestazioni sociali sono aumentate di 37,6 miliardi di euro (+9,6%), principalmente per le misure di sostegno al reddito. In particolare, sono aumentate di 13,7 miliardi di euro le risorse destinate alla copertura della cassa integrazione guadagni (CIG) e di 14 miliardi gli altri assegni e sussidi.