Fed mai così tanto market mover. Mercati pendono da labbra Powell e dot plot: l’outlook degli analisti
Sia che non dica nulla di eccezionale, sia che parli troppo, sia che parli in modo normale, il presidente della Fed Jerome Powell domani scatenerà comunque una reazione sui mercati. Ne è convinto Rick Rieder, CIO di BlackRock, il colosso del risparmio gestito numero uno al mondo.
“Se (Powell) non dirà nulla, muoverà i mercati. Se dirà molto, muoverà i mercati”. Insomma, “i mercati presteranno attenzione a qualsiasi parola (Powell) proferirà”. Tanto che questa riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che partirà oggi per concludersi domani con l’annuncio sui tassi sui fed funds (che i mercati scontano rimanere inchiodati attorno allo zero) sarà secondo Rieder ‘La Follia di Marzo’ per i mercati, ovvero la ‘March Madness’. Il CIO di BlackRock ha ripreso l’espressione con cui di solito ci si riferisce alla fase finale del torneo di basket universitario Usa, il ‘March Madness’ per l’appunto, con la conferenza stampa di Jerome Powell che si confermerà un evento “eccitante da vedere”.
Fed market mover come non mai, dunque, viste le turbolenze che hanno assediato di recente i mercati, e che sono state alimentate dalla paura di un improvviso balzo dell’inflazione negli Stati Uniti. Una paura non del tutto immotivata, visto che qualche economista ha fatto notare come la liquidità monstre che la stessa Fed ha iniettato nei mercati come bazooka anti-Covid potrebbe benissimo presentare qualche effetto collaterale nel corso del tempo, soprattutto in una fase di ripresa dell’economia post lockdown, e soprattutto se accompagnata dal bazooka fiscale di Joe Biden da $1,9 trilioni, diventato appena legge.
Qualcuno ha anche sottolineato come gli aiuti all’economia Usa siano stati eccessivi, tali da blindare la ripresa del Pil ma anche da surriscaldare l’economia, e dunque da fomentare l’inflazione.
La sfida di Powell non è da poco, visto che il numero uno della Fed è chiamato a calmare gli animi soprattutto sul reflation trade. Reflation trade che ha avuto non poche ripercussioni su Wall Street, visto che l’effetto è stato quello di una rotazione dai titoli growth ai titoli value che non è passata inosservata. Rotazione che, tra l’altro, secondo gli analisti di JP Morgan, non si sarebbe ancora conclusa.
Massima attenzione al dot plot, ‘sfera di cristallo’ per i tassi Usa
Qualsiasi cosa emergerà dal comunicato della Fed post annuncio tassi e qualsiasi cosa Powell dirà durante la conferenza stampa saranno soppesati dai mercati in modo quasi maniacale.
La Fed pubblicherà tra l’altro domani anche il nuovo outlook sul Pil e sui tassi di interesse Usa.
La riunione della Fed si concluderà domani con l’annuncio sui tassi, che dovrebbero rimanere ancora inchiodati allo zero.
Massima attenzione al dot plot, il documento in cui ogni trimestre gli esponenti della Fed indicano quali saranno i livelli che, a loro avviso, i tassi di interesse testeranno nel breve, medio e lungo termine. Considerata la recente impennata dei tassi decennali sui Treasuries, che hanno scontato i timori degli investitori su un improvviso brusco aumento dell’inflazione, i mercati penderanno letteralmente dalle labbra della Fed, in particolare da quanto emergerà dal comunicato della Fed o da cosa dirà il presidente Jerome Powell. Secondo alcuni economisti interpellati, potrebbero emergere segnali sull’intenzione della Fed di aumentare i tassi dallo zero nel 2023.
Allo stesso tempo, alcuni esponenti potrebbero suggerire un aumento dei tassi già a partire dal prossimo anno.
Così ha commentato Mark Cabana, responsabile della divisione di strategia sui tassi di breve termine Usa di Bank of America:
“Crediamo che (la Fed) si mostrerà un po’ più ottimista ma ancora cauta. Detto questo, credo che sarà difficile per riuscire a mostrarsi dovish visto che la situazione sta migliorando. Il risultato è che crediamo che (Powell & Co) saranno meno accomodanti rispetto alle attese del mercato”. Ma nessuna stretta monetaria dietro l’angolo. “E’ probabile che facciano capire che un rialzo dei tassi avverrà alla fine del 2023”, ha detto Cabana.
Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia, ha anticipato le probabili mosse dell’istituto Centrale americano in una nota in cui ha inciso le sue previsioni:
“Domani gli esperti della FED aumenteranno le stime sulla crescita del PIL statunitense. Powell confermerà la politica monetaria ultra-accomodante ancora per lungo tempo, ‘troppo presto’per cambiare strategia”.
E’ possibile che i mercati obbligazionari mostrino una certa tensione.
“Riteniamo che l’esito del meeting del FOMC (Federal Open Market Committee) possa essere abbastanza scontato. Pensiamo che il presidente della FED, Jerome Powell, confermerà di non volere cambiare le strategie di politica monetaria: tassi invariati e piano di quantitative easing confermato all’acquisto mensile di 120 miliardi di dollari di titoli governativi (80 miliardi di dollari in Treasuries e 40 miliardi di dollari in Mortgage Backed Securities). Il ‘mantra’ sarà: è ancora troppo presto per cambiare politica monetaria, perché gli obiettivi (occupazione e inflazione) sono ancora lontani. Quindi, nonostante le pressioni sul mercato obbligazionario (sell-off di titoli governativi a lunga scadenza e rendimenti nominali dei bond a medio/lungo termine in forte rialzo) crediamo che Jerome Powell possa aggrapparsi ancora una volta all’approccio ‘wait and see’ come aveva anche affermato nel recente forum organizzato da Wall Street Journal. Al WSJ Jobs Summit il numero uno del Federal Reserve System aveva ribadito che l’economia statunitense è ancora molto lontana dalla piena occupazione e anche il tasso d’inflazione non è vicino all’obiettivo medio del 2%”.
Fed, a quando il rialzo dei tassi?
Diodovich ha così continuato, ponendo un interrogativo:
“Sarà un ‘non evento’ o esistono elementi interessanti?”. La risposta è la seguente:
“Nonostante non ci saranno variazioni nelle strategie monetarie crediamo che esistano degli elementi interessanti”. Tra questi, le “proiezioni economiche”.
“Ci aspettiamo una marcata revisione al rialzo delle stime sul PIL rispetto all’outlook pubblicato il 16 dicembre 2020. La crescita del PIL grazie al relief plan da 1900 miliardi di dollari dell’amministrazione Biden potrebbe arrivare fino a un +6% nel 2021 e un +3,5% nel 2022 (precedenti stime +4,2% nel 2021 e +3,2% nel 2022). Leggera revisione al ribasso per la disoccupazione. L’inflazione potrebbe essere confermata con le previsioni precedenti (1,8% nel 2021 e 1,9% nel 2022), lasciando intendere, come esplicitato più volte negli ultimi mesi, come le recenti pressioni rialziste sui prezzi siano considerate solamente temporanee”.
Riguardo all’approccio della FED sui rendimenti crescenti dei bond, “l’aspetto più interessante sarà nella sessione delle domande a Jerome Powell quando verrà chiesto cosa farà la Federal Reserve per allentare le tensioni sul mercato obbligazionario. Crediamo che Powell cercherà ancora di ripetere le stesse espressioni già affermate al meeting del WSJ su una economia ancora lontana dalla piena occupazione e con una inflazione non vicina all’obiettivo medio del 2%. Riteniamo che Powell non parlerà di controllo della curva dei rendimenti o di Operation Twist. Tali scelte potrebbero portare tensioni sui mercati obbligazionari con un rendimento del decennale che potrebbe toccare quota 1,75% nel corso delle prossime settimane”.
Altro elemento sarà appunto “il grafico dot plots. Nel precedente grafico un solo partecipante del FOMC su 17 si aspettava un rialzo dei tassi nel 2022, e 5 su 17 pensavano a un aumento del costo del denaro nel 2023. I restanti partecipanti si mostravano convinti di un livello dei tassi vicino allo 0 fino al 2023. Crediamo che questo grafico possa cambiare sulla scia del miglioramento delle condizioni economiche e sulle aspettative di un forte ritorno alla crescita. Riteniamo possibile che almeno altri 4 partecipanti possano modificare le loro aspettative su un aumento dei tassi nel 2023, portando il valore mediano al di sopra dei livelli attuali.”.