Il Bitcoin sperpera troppa energia, l’hub cinese del mining dice stop
Niente carta, né plastica o metallo, eppure con il Bitcoin c’è un problema ambientale di dimensioni rilevanti. Le emissioni di CO2 legate all’attività di mining fanno sì che il bitcoin consumi annualmente energia quanto l’intera Argentina.
Per questo la regione autonoma cinese della Mongolia ha deciso di vietare nuovi progetti di estrazione di criptovalute e sta valutando di chiudere le attività esistenti nel tentativo di ridurre il consumo energetico.
La Mongolia da sola rappresenta circa l’8% di tutta l’estrazione di bitcoin a livello globale, più degli Stati Uniti che rappresentano il 7,2%.
Da aprile 2021, tutte le operazioni di mining di criptomonete nella Mongolia potrebbero diventare illegali, se la regione autonoma della Cina approverà l’ultima bozza di un nuovo regolamento redatto dalla Commissione per lo Sviluppo e le Riforme.
Il Bitcoin si basa su una rete decentralizzata, il che significa che non è emesso da una singola entità come una banca centrale. Le transazioni, registrate su un libro mastro pubblico chiamato blockchain, devono essere “verificate” dai miners. Questi minatori fanno funzionare dei computer appositamente costruiti per risolvere complessi puzzle matematici che permettono effettivamente che una transazione di bitcoin avvenga. I minatori ricevono bitcoin come ricompensa e questo è l’incentivo. Ma poiché i computer sono molto potenti, consumano molta energia. Il mining di bitcoin consuma circa 128,84 terrawatt-ora all’anno di energia – più di interi paesi come l’Ucraina e l’Argentina, secondo il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, un progetto dell’Università di Cambridge. La Cina rappresenta circa il 65% di tutta l’estrazione di bitcoin a livello globale.
Si scalda il primo ETF Bitcoin made in USA
Nel frattempo il Chicago Board Options Exchange (CBOE) sta cercando l’approvazione della SEC per la quotazione del primo ETF bitcoin sul l’ultimo tentativo di lanciare un tale prodotto negli Stati Uniti. Il deposito è arrivato mentre gli analisti di Citi hanno detto che la criptovaluta più popolare era ad un “punto di svolta” e potrebbe diventare la valuta preferita per gli scambi internazionali, mentre Reuters ha riferito che Goldman Sachs Group ha riavviato il suo trading desk sulle criptovalute.
Ieri il bitcoin ha rialzato la testa con un +10% in scia al ritorno dell’appetito per gli asset rischiosi. Ieri gli analisti di Citi hanno affermato che la criptovaluta si trova in un punto critico. “Il futuro di Bitcoin è ancora incerto ed è probabile che gli sviluppi a breve termine si rivelino decisivi poiché i saldi valutari si trovano al punto di svolta dell’accettazione mainstream o di un’implosione speculativa”, dice Citi.Le aperture importanti arrivate da aziende quali Tesla e Mastercard potrebbero rappresentare l’inizio di una “massiccia trasformazione” nel mainstream e far diventare il bitcoin la valuta di riferimento per il commercio internazionale.