Piazza Affari chiude a -0,93%: Saipem cade ancora, male Unicredit e Poste
Finale d’ottava con l’amaro in bocca per Piazza Affari che si uniforma all’umore nero dei mercati nelle ultime 24 ore. Il violento sell-off che ieri sera ha caratterizzato i Treasury, con rendimento balzato fino a 1,6% per il decennale, che fa temere una revisione della politica monetaria della Fed prima del previsto. Situazione che ha messo in allerta gli investitori con vendite copiose soprattutto sui tecnologici Usa.
Il Ftse Mib a fine giornata ha lasciato sul terreno lo 0,93% a quota 22.848 punti. Molto male oggi i titoli oil che ritracciano insieme al petrolio. ENI ha chiuso a -2,05% in area 9,48 euro. Peggio ha fatto Saipem (-3,17% a 2,318 euro), che era reduce dal tonfo del 9% della vigilia a seguito di risultati 2020 e outlook decisamente sotto le attese. “Il 2020 ha colpito duramente Saipem con progetti ritardati, impatti Covid e un sovraccarico dei costi legati all’offshore nel 4° trimestre”, sottolinea Barclays che sottolineano come i ricavi siano stati inferiori di oltre 2 miliardi di euro rispetto a quanto previsto e l’ebitda 400 mln in meno. La casa d’affari britannica taglia le sue stime di ebitda 2021-22 del 21%, tuttavia sottolinea come il portafoglio ordini per il 2022 è ai massimi storici. “La pipeline rimane robusta e l’azienda sta costruendo un interessante portafoglio di competenze per servire la transizione energetica. Il quadro a medio termine ci sembra allettante e vediamo il recupero solo rinviato di un anno”, aggiunge Barclays che mantiene il giudizio equalweight sul titolo con target price a 2,9 euro.
Ribassi superiori al 2% anche per Poste Italiane, Unicredit e Leonardo; da quest’ultima oggi è atteso il via libera alla quotazione di Drs a Wall Street.
In rosso anche Atlantia (-0,93%). Secondo quanto riporta “Il Sole 24 Ore” l’offerta di Cdp per l`88% di Aspi sarebbe di 8 miliardi di euro (circa 9,1 miliardi per il 100%), ma sarebbe a carico di Atlantia una garanzia di circa 700 milioni per eventuali cause danni, che implicherebbe un incasso netto per Atlantia di 7,3 miliardi. L’offerta scadrà il 16 marzo, ma i tempi potrebbero essere dilazionati da Cdp nel caso il cda decidesse di convocare l’assemblea dei soci per approvare l’offerta.