Borsa Tokyo +2%: azionario Asia snobba dietrofront brusco di Wall Street post inflazione
Borse asiatiche positive, nonostante la chiusura negativa di Wall Street. L’indice Nikkei 225 avanza del 2% circa, la borsa di Shanghai sale dello 0,15%, Hong Kong +0,85%, Seoul +1,6%, Sidney +0,46%,
Dopo i buy iniziali che hanno portato il Nasdaq a scattare del 2% circa, Wall Street ha chiuso la sessione in rosso: il Dow Jones Industrial Average ha ceduto 87,72 punti (-0,26%) a 34.220,36. Lo S&P 500 è sceso dello 0,34% a 4.397,45 mentre il Nasdaq Composite ha perso lo 0,3% a quota 13.371,57.
Gli indici Usa inizialmente erano schizzati verso l’alto, con gli investitori che avevano scommesso sulla possibilità che l’inflazione degli Stati Uniti avesse toccato il picco. la diffusione dell’indice dei prezzi al consumo ha confermato infatti ieri l’accelerazione delle pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti al ritmo dell’8,5% su base annua, rispetto al +7,9% di febbraio, e contro il +8,4% su base annua atteso dal consensus degli economisti.
Detto questo, la componente core dell’indice dei prezzi al consumo è salita su base annua del 6,5%, più del +6,4% di febbraio, ma a un ritmo inferiore rispetto al +6,6% stimato dagli analisti.
Diversi economisti hanno tuttavia sottolineato come, affinché si possa parlare di picco dell’inflazione, sono necessari alcuni presupposti, come il fatto che non ci sia una ulteriore escalation della guerra tra Russia e Ucraina.
In Cina resa nota la bilancia commerciale di marzo, da cui è emerso che le esportazioni (denominate in dollari) sono salite più delle attese, crescendo a un tasso del 14,7% su base annua, oltre l’aumento del 13% atteso dagli economisti intervistati da Reuters. Le importazioni sono scese invece dello 0,1%, a fronte della crescita dell’8% prevista dagli analisti, riportando il primo calo dall’agosto del 2020.
Attenzione nell’area dell’Asia-Pacifico alla mossa record della Reserve Bank of New Zealand – banca centrale della Nuova Zelanda -, che ha alzato i tassi principali di riferimento di 50 punti base all’1,50%, più della stretta di 25 punti base attesa dal consensus, e al ritmo più forte in più di 20 anni. I tassi sono stati alzati per la quarta volta consecutiva.