Futuro sempre più verde: 70% delle imprese prevede un piano di sostenibilità
Il futuro è sempre più verde per le aziende. Non a caso il 70% delle imprese prevede un piano di sostenibilità corredato da obiettivi. Questa la tendenza principale che emerge dallo studio di EY “Seize the change: futuri sostenibili”, presentato in occasione dell’EY Sustainability Summit. Si parte da un campione complessivo di oltre 260 aziende italiane afferenti a diversi settori – di cui 62 sono state intervistate e 201 analizzate sulle dichiarazioni non finanziarie – dalla ricerca emerge come il tessuto imprenditoriale stia ripianificando le proprie strategie in termini di sostenibilità in un periodo di forte trasformazione accelerata dell’emergenza Covid-19.
Osservando i trend di sviluppo sostenibile più significativi per le imprese, EY evidenza come l’emergenza sanitaria abbia intensificato l’attenzione da parte delle imprese sui temi di sostenibilità, rendendoli sempre più organici alle strategie aziendali. Più nel dettaglio, in termini di pianificazione aziendale sulla sostenibilità, la ricerca EY osserva che la maggior parte delle aziende intervistate risulta impegnata sul tema in ambito strategico, in quanto oltre due terzi (70%) ha previsto un piano di sostenibilità corredato da obiettivi in crescita rispetto all’anno scorso. Tuttavia, rimangono in minoranza (39%) le aziende che lo hanno strutturato con target quantitativi di medio-lungo periodo mentre solo il 23% delle aziende ha definito anche le relative tempistiche per il raggiungimento degli obiettivi.
A seguito dello scoppio della pandemia da Covid-19, per un terzo delle aziende intervistate, ovvero il 33%, l’impatto della pandemia fungerà da acceleratore per una transizione verso modelli maggiormente sostenibili, dando particolare enfasi alla valorizzazione e protezione del capitale umano, alla gestione dei rischi e allo sviluppo delle comunità e del territorio, mentre per il 23% non comporterà alcun cambiamento per le attività previste nei relativi piani di sostenibilità. Inoltre, quasi la metà delle aziende intervistate (44%) ha subito ripercussioni sull’avanzamento delle attività previste dai piani che potrebbe portare a un ridimensionamento delle iniziative e dei progetti previsti in alcuni ambiti.
La mitigazione delle aziende agli effetti dei cambiamenti climatici sarà indispensabile per garantire la sopravvivenza delle aziende stesse nel lungo periodo. I cambiamenti climatici costituiscono la tematica più sentita dalle aziende italiane all’interno dei piani di sostenibilità anche a seguito della crisi da Covid-19: dallo studio EY si rileva che l’84% delle aziende intervistate dispone di un piano industriale che contiene azioni di mitigazione e/o di adattamento ai cambiamenti climatici.
Le aziende italiane sono sempre più attente alla finanza sostenibile. Quello che si osserva è una progressiva integrazione dei fattori ESG nei processi della finanza, sia per quanto riguarda lo sviluppo di prodotti sia per le strategie di investimento responsabile. Nel dettaglio, circa il 16% delle aziende intervistate ha dichiarato di avere già incluso prodotti finanziari ESG nel proprio piano strategico, mentre il 15% prevede di farlo nel breve periodo. Per quanto riguarda, invece, l’implementazione di strategie di investimento responsabile, il 18% degli intervistati ha affermato di averle già sviluppate: tuttavia, di queste, solo il 5% è firmataria dei Principles for Responsible Investment (PRI). Tra le strategie implementate, quella prediletta dal 38% dei rispondenti è la strategia di investimento mirato o di focalizzazione su specifici obiettivi ESG.
L’economia circolare rappresenta un nuovo modello di business trasformativo in quanto separare la crescita economica dall’impiego di risorse naturali presuppone la capacità di superare la divisione tra settori industriali e comporta un ripensamento strategico dell’intera organizzazione. Dall’indagine EY emerge che l’84% delle aziende intervistate ha avviato un processo strutturato con l’obiettivo di analizzare i propri processi operativi. A livello di trend, risulta che solo il 2% del campione ha rivisto i propri processi con l’intento di massimizzare il valore delle materie prime in ingresso, mentre l’8% punta a minimizzare l’impatto a valle della filiera produttiva. A prescindere da una strategia strutturata, appare che 1 azienda su 3, tra quelle analizzate sulle informative non finanziare, definisce obiettivi generici o azioni puntuali in relazione a temi di economia circolare. Nel campione complessivo considerato, le aziende che mettono in atto iniziative di economia circolare sono oltre il 40%, mentre poco più del 15% dichiara la presenza di una strategia legata all’economia circolare.
Per quanto riguarda invece la mobilità, gli spostamenti rappresentano una delle principali fonti di emissioni di anidride carbonica strettamente correlati alla qualità della vita e al benessere delle persone. La possibilità di ricorrere a forme alternative di mobilità potrebbe agevolare comportamenti, abitudini e stili a vantaggio dell’ambiente e delle comunità. Lo studio EY mette in evidenza che le aziende del Paese sono particolarmente attive nell’offerta di servizi e iniziative di mobilità per i propri dipendenti. In particolare, nel sondaggio viene evidenziato che tra l’87% delle aziende che ha sviluppato o previsto iniziative di mobilità per i lavoratori, il 63% ha attivato programmi di smart working, il 5% ha implementato programmi aziendali per il car sharing, mentre l’11% ha previsto delle agevolazioni per i mezzi pubblici.