Spread BTP-Bund sotto quota 100, scenario da sogno con Draghi a Palazzo Chigi
Non si è ancora insediato ufficialmente a Palazzo Chigi, ma Mario Draghi ha già compiuto il miracolo spread, facendo scendere il differenziale BTP-Bund sotto la soglia psicologica dei 100 punti per la prima volta dal 2015. Il sostegno del Parlamento a un nuovo governo capitanato da Mr WhateverItTakes sta salendo, fattore che porta i mercati a scommettere sempre di più sull’operazione salva-Italia firmata da Draghi.
Certo, un po’ ovunque ci si chiede se l’uomo che ha salvato l’euro riuscirà a salvare l’Italia. Così, giusto per fare un esempio il Guardian, nell’articolo: Enter the Draghi: can ‘Super Mario’ save Italy as he did the euro?. Ma il quotidiano britannico non è certo l’unico a porsi questo interrogativo.
Detto questo, l’outlook di Saxo Bank sui BTP snocciolato qualche giorno fa dalla strategist del reddito fisso Althea Spinozzi è diventato realtà. Spinozzi aveva confermato la propria visione bullish sulla carta italiana già dai giorni in cui Renzi aveva staccato la spina al governo Conte bis: “Questo è il momento perfetto per entrare nei bond italiani, visto che il loro valore si è ridotto con la crisi di governo. Più i BTP sono economici, migliore è l’opportunità di acquisto – aveva detto la strategist, facendo riferimento all’appetibilità, in particolare, di questi titoli di stato italiani.
Così Michele Morra, Portfolio Manager di Moneyfarm, commenta il calo dello spread: ” La discesa dello spread è in gran parte imputabile al riassorbimento dell’allargamento avvenuto a seguito della crisi politica italiana. Pre-crisi (metà gennaio) lo spread era intorno ai 105 punti base, ha raggiunto i 126 bps ed è tornato ora a 100 punti base. Sembra probabile, dunque, che una volta riassestato il governo, lo spread possa stabilizzarsi intorno ai livelli attuali o continuare gradualmente il percorso di riduzione già cominciato a marzo 2020 e indirizzato ai livelli pre-maggio 2018, causato probabilmente, tra le altre cose, anche dalla caccia alla cedola, in un contesto di rendimenti obbligazionari sempre più risicati”. Morra ha continuato, scrivendo nella nota che “sicuramente una maggiore fiducia nelle istituzioni da parte degli investitori potrebbe aiutare ulteriormente a ridurre la pressione sui titoli italiani. Ovviamente nel lungo periodo l’attuazione di un programma solido e di riforme strutturali efficaci potranno influenzare positivamente lo spread. Ma non sarà facile, dato il livello di indebitamento che l’Italia si troverà ad affrontare e agli stralci derivanti dalla crisi economica”.
Spread BTP-Bund: il sogno dei tassi decennali allo zero
Nel bel pieno della crisi di governo scatenata da Matteo Renzi di Italia Viva, Althea Spinozzi aveva pronosticato uno scenario ancora più idilliaco “I tassi dei BTP a 10 anni -aveva detto – scenderebbero fino allo zero nella prima settimana in cui (Mario Draghi) prendesse il timone” dell’Italia.
Morra sottolinea che, nel migliore dei casi, lo spread BTP-Bund potrebbe scivolare addirittura ai livelli in cui viaggiava nel periodo precedente la crisi finanziaria globale del 2008, attorno a 20 punti base. “Nel post Covid, a meno di monetizzazione del debito, gli indicatori fondamentali del Paese (come, ad esempio, rapporto debito/pil, deficit e servizio del debito) torneranno a essere più rilevanti di quanto lo siano oggi, dato l’ammontare di liquidità che ha inondato i mercati. Nel lungo periodo, se davvero l’Italia dovesse risollevarsi dalla stagnazione dell’ultimo decennio e ridurre il proprio livello di indebitamento, in uno scenario estremamente ottimistico, lo spread potrebbe tornare a livelli pre 2008 (circa 20 punti base), o comunque riassestarsi ai livelli degli altri paesi dell’Europa periferica (Spagna e Portogallo), i cui spread sono intorno ai 50/57 punti base. Come detto, questo dipende da numerosi fattori quali unione fiscale, ripresa dalla pandemia e ammodernamento del paese tramite messa in atto di riforme strutturali, richieste più volte dallo stesso Mario Draghi in veste di Presidente della BCE”.
Guardando al breve termine, l’esperto di Moneyfarm ammette che “la volatilità rende difficile fare previsioni”.
In generale “riteniamo che restringimenti considerevoli del differenziale potrebbero essere di breve durata se non supportati da dati su PIL e utili societari solidi e in crescita già da quest’anno. Ricordiamo inoltre che lo spread è un indicatore altamente ciclico. In altre parole, indipendentemente dall’andamento dell’Italia, nel breve termine, crescerà e diminuirà di pari passo con la volatilità dei mercati globali.
Spread in calo: risparmio in termini di interessi
“Per quanto riguarda il risparmio in termini di minori interessi è strettamente legato all’attività di emissione di nuovo debito nel corso dei prossimi mesi. Inoltre, a impattare su questa misura non è tanto lo spread quanto il livello dei tassi d’interesse in termini assoluti. Il rapporto di equivalenza tra spread e tasso di interesse è valido solo per le emissioni più a lunga scadenza – sottolinea Morra – Nel corso del 2020 l’attività di emissione è stata pari a circa 500 miliardi di euro. Per dare un’idea generale: su una cifra di tale entità, un eventuale restringimento di 20/30 punti base su tutta la curva – se duraturo e a parità di tasso governativo tedesco – potrebbe comportare un risparmio nell’ordine di 1/1,5 miliardi di euro (l’ultima legge di bilancio vale 38 miliardi) all’anno. Si tratta di stime generiche in quanto il risparmio reale dipenderà dal fabbisogno del governo italiano e dai movimenti dei tassi sulle diverse parti della curva, i cui differenziali potrebbero essere inferiori (lo spread si calcola sulle emissioni decennali). Tuttavia, tali stime sono indicative dell’importanza della fiducia degli investitori. Il vero tema resta legato alla sostenibilità di medio periodo. Quando l’intervento di sostegno delle banche centrali verrà meno quanto sarà sostenibile il servizio del debito? In questo senso la figura di Draghi può rappresentare una garanzia per gli investitori, ma a contare saranno soprattutto i dati core relativi all’economia e il livello di coordinamento della risposta data dai governi europei alla crisi. Al di là di questo effetto di breve termine, sarà interessante misurare le risposte dell’esecutivo Draghi sulla capacità del Paese di generare crescita, sia nel 2021 sia attraverso investimenti che migliorino le prospettive di lungo termine”.
Impatto Recovery Fund sullo spread
Ancora Morra di MoneyFarm
“L’impatto del Recovery Plan sullo spread può avere varie forme. C’è una parte di investimenti a fondo perduto che potrebbero stimolare nel medio termine crescita e inflazione: ciò potrebbe portare il rapporto debito-Pil verso un bilancio più favorevole. C’è poi una parte di prestiti, bisogna ricordare che si tratta comunque di debiti che andranno rifinanziati. Ciò non ha un impatto diretto sullo spread ma è normale che le varie misure che l’Italia ha preso aumentando il debito renderanno il Paese più suscettibile ad aumenti del differenziale di rischio. Questa è una realtà con la quale sia il governo italiano, sia l’intera governance del sistema euro dovranno fare i conti nel medio termine. Le due variabili principali sono la crescita e la capacità della politica monetaria di continuare a garantire implicitamente il debito dell’Italia e di altri Paesi”.