Industria, torna a calare la produzione in Italia. Per UNC si tratta di un campanello d’allarme per i prossimi mesi
Ancora un calo della produzione industriale italiana sia su base congiunturale sia in termini tendenziali. A fotografare la situazione è l’Istat che ha comunicato stamattina che l’indice destagionalizzato della produzione industriale è calato dell’1,4% rispetto a ottobre. Nella media del trimestre settembre-novembre il livello della produzione cresce del 2,1% rispetto al trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a novembre l’indice complessivo ha mostrato una flessione in termini tendenziali del 4,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 20 di novembre 2019). L’Istat ha rimarcato che le flessioni tendenziali caratterizzano tutti i comparti e la riduzione è meno pronunciata per i beni intermedi (-0,2%) e i beni strumentali (-2,8%), mentre è stata più rilevante per i beni di consumo (-9,8%) e l’energia (-5,6%).
I settori di attività economica che hanno mostrato i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,9%), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+2,9%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+2,3%). Le flessioni più ampie sono state registrate nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-26,7%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-18,3%) e nella fabbricazione di prodotti farmaceutici di base e preparati (-8,2%).
“Tra i principali settori di attività solo i beni intermedi registrano un modesto incremento congiunturale. Rimane, tuttavia, positiva la variazione della media degli ultimi tre mesi rispetto ai precedenti (+2,1%) – ha aggiunto l’istituto di statistica -. Nel confronto con febbraio 2020, mese antecedente all’esplosione della crisi pandemica, l’indice destagionalizzato è inferiore del 3,5%. A livello dei principali raggruppamenti di industria tutti i comparti risultano in diminuzione su base annua, particolarmente accentuata per i beni di consumo”.
Per UNC “Italia nei guai”
L’Unione Nazionale Consumatori (UNC) parla di “Italia nei guai”. “Dopo il lieve recupero di ottobre, il nuovo lockdown di novembre rischia di radere definitivamente al suolo le nostre industrie. Non è tanto l’entità del calo congiunturale a preoccupare, essendo lieve, quanto il fatto che rischia di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso, venendo dopo lo tsunami dei mesi passati“, ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’associazione. “Non solo la produzione è ancora inferiore del 3,5% rispetto a febbraio, ultimo mese pre-lockdown, e addirittura del 4,7% su gennaio, ultimo mese pre-pandemia, ma la cosa più allarmante è che è addirittura inferiore del 5% rispetto al rimbalzo di agosto, ossia solo 3 mesi prima”, ha aggiunto Dona. Secondo lo studio dell’associazione di consumatori, i beni di consumo hanno un gap da recuperare del 9,8% su gennaio, 8,9% su febbraio e del 7% su agosto.