Occupazione: nel 2021 a rischio oltre il 10% dei posti nelle piccole e medie imprese
Migliora la fiducia sul futuro della ripresa economica, ma per l’occupazione lo scenario resta critico. Con lo sblocco dei licenziamenti, si rischia di vedere sfumare più del 10% dei posti di lavoro delle piccole e medie imprese (Pmi). Peggio nel lavoro autonomo, che potrebbe arrivare a perdere fino al 14% della base occupazionale per effetto della pandemia. È quanto emerge dal secondo rapporto di monitoraggio sulla crisi da Covid-19 elaborato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che dall’inizio dell’emergenza sta assistendo imprese per lo più di medie e piccole dimensioni e lavoratori nelle loro attività.
Gli organici delle Pmi potrebbero ridursi mediamente dell’11,7%. Stando alle risposte dei consulenti del lavoro, il grosso delle perdite si registrerà nel settore degli alloggi e della ristorazione, seguito, a distanza, dal commercio e infine i servizi ricreativi, culturali e sportivi, per cui le previsioni oscillano tra la fortissima e forte contrazione.
Un capitolo a parte merita lo scenario di peggioramento delle previsioni sul lavoro autonomo. Imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti e partite Iva, che in questi mesi hanno pagato un prezzo pesante per effetto della crisi, rischiano in prospettiva di vedere assottigliarsi ancora di più le opportunità. Per questo settore i consulenti del lavoro stimano che la riduzione media delle attività in proprio prodotta dalla pandemia sarà del 14,6%, mentre ad ottobre il dato si collocava al 13,6%.
Altro aspetto che emerge dalla ricerca riguarda la ripartenza dell’economia. Il 2021 continuerà infatti ad essere un anno di attesa per una ripresa che non vedrà la luce prima del 2022. Complessivamente quasi sette intervistati su dieci (69,2%) collocano entro la fine del 2022 l’orizzonte della ripresa, una percentuale molto più alta di quella registrata ad ottobre quando, di contro, “solo” il 53,2% sperava in una ripresa entro il 2022.