Prodi mette sull’attenti Conte: ‘Su Recovery Fund non vedo idee chiare’. E commenta ipotesi Draghi premier
“Quando i problemi sono gravi si pensa sempre a un deus ex machina. Ma spesso gli italiani aspettano un salvatore per poi crocifiggerlo. E poi, non mi consta che Draghi sia stato consultato. Nè qualcuno si è posto il problema di un governo con chi, con che voti, con quali condizioni e programma. Per ora è solo il desiderio di un Paese scontato e disorientato”. Così, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Romano Prodi parla dell’ipotesi di un governo guidato da Mario Draghi, l’ex governatore di Bankitalia ed ex numero uno della Bce, il cui nome è stato fatto più volte in relazione a un nuovo governo post Conte.
Prodi ha lanciato a tal proposito un chiaro avvertimento al presidente del Consiglio: “Fare presto, presto. Il tempo delle mediazioni si sta esaurendo”. Sul Recovery Fund il quadro presentato dal governo Conte appare ancora piuttosto fumoso:
“Non vedo ancora idee chiare di come saranno spese” le risorse del Next Generation EU-Recovery Fund: “Ho i documenti davanti e mi spiace dover dire che non vedo ancora la capacità” di spendere quelle risorse, perchè ancora non si affrontano due problemi: “Quali debbono essere le autorità chiamate a decidere e quali le procedure e gli atti necessari per arrivare alle decisioni”.
Riguardo all’ipotesi della task force che ha creato un vero e proprio terremoto nella maggioranza di governo, Prodi ha mostrato tutta la sua contrarietà, spiegando che “la responsabilità politica è del premier e dei due ministri economici“.
Certo, deve esistere una struttura preposta allo scopo dell’utilizzo dei fondi europei. Il coordinamento delle decisioni da prendere, sottolinea Prodi, “deve fare capo a una struttura finalizzata allo scopo”. Ma questa struttura c’è già: E’ “il Cipe, che va rafforzato anche con consulenti esterni – spiega Prodi – Ma ‘consulenti’, visto che “deve essere lo Stato a tenere in mano le fila”.
E se alla il governo Conte cadesse, cosa succederebbe senza l’ipotesi Draghi?: “Penso che trovare un’alternativa sarebbe complicato. Dipende dal Quirinale, ma è facile scivolare verso le elezioni. Credo però che solo un incidente possa fare cadere questo governo, ma può sempre capitare. In ogni caso, o si trova in anticipo un accordo su un esecutivo diverso, o si va a un compromesso, magari un rimpasto che per definizione non si sa come vada a finire. Ma sono convinto che nè Iv nè gli scontenti del Pd vogliano arrivare al voto”.
Certo è che, Draghi versione premier è una ipotesi che sembra piacere molto agli italiani, così come piace l’ipotesi di Draghi responsabile di una eventuale cabina di regia per la scelta delle decisioni da prendere sulle risorse del Next Generation EU. E’ quanto è emerso dal recente sondaggio Tecnè per l’agenzia Dire.
Alla domanda “secondo lei, chi deve guidare la cabina di regia che gestirà i 209 miliardi di euro che arriveranno dall’Europa: il capo del Governo Conte o una figura terza come Draghi?”, il 55,6% ha risposto, di fatto, che sceglierebbe proprio l’ex presidente della Bce, a fronte del 28,9% pro-Conte e il 15,5% degli incerti.
Il leader di Azione Carlo Calenda ha proposto inoltre giorni fa un governo con Draghi premier, insieme a Luca Zaia, governatore del Veneto, e Bonaccini, governatore della Toscana”:
“Se io scendo o no in campo non gliene frega niente a nessuno, ma io sosterrei un governo” guidato da una personalità come “Mario Draghi” insieme a figure di amministratori “come Zaia e Bonaccini”, ha detto Calenda, in un’intervista rilasciata a L’Aria che tira su La7.
Dal canto suo, Mr WhateverItTakes, noto per la sua frase l’euro è irreversibile, per aver salvato l’euro e l’Eurozona, si è limitato di recente a dispensare consigli sul Recovery Fund, lanciando anche qualche avvertimento.
Come quello, secondo cui se le risorse del Next Generation EU dovessero essere sprecate, il debito pubblico diventerebbe insostenibile. E come quello sulle banche, auspicando che si faccia qualcosa per affrontare il nodo dei crediti deteriorati. Che la soluzione sia rappresentata dalle bad bank o dagli aumenti di capitale o da altri interventi, ha avvertito Draghi, qualcosa per il settore bancario va fatto.