Spid esplode con Covid e si prepara al ‘Cashback’: 13 mln utenti nel 2020 (+140%), ma resta gap con Europa
L’accesso ai bonus e alle indennità erogate durante la pandemia ha dato una scossa e fatto esplodere in Italia l’utilizzo del numero di identità digitale il Sistema Pubblico di Identità Digitale (ai più noto con l’acronimo Spid), ovvero la soluzione che ti permette di accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e dei soggetti privati aderenti con un’unica Identità Digitale (username e password) utilizzabile da computer, tablet e smartphone. Lo Spid copre il 22% della popolazione (e il 26% degli italiani maggiorenni). Una svolta importante, anche se il gap da colmare rispetto agli altri Paesi europei resta elevato: Olanda (79%), Svezia (78%), Norvegia (74%) e Finlandia (55%). Una spinta in più potrebbe arrivare nel finale d’anno, con l’operazione Cashback che entrerà in vigore dal prossimo mese di dicembre. L’iniziativa voluta dal Governo Conte prevede la restituzione in denaro di una percentuale di quanto si è speso nell’arco dell’anno. Si potrà partecipare all’iniziativa ed iscriversi anche tramite la propria Spid.
CON IL COVID BOOM DELLE IDENTITÀ DIGITALI: 13 MLN UTENTI SPID NEL 2020 (+140%)
Nel 2020 sono arrivate a superare la soglia di 13 milioni le identità Spid attive, con una crescita del 140% rispetto al 2019. Su questo fronte è stata rilasciata un’applicazione mobile per digitalizzare completamente la carta d’identità elettronica, oggi in possesso di quasi 18 milioni di italiani. Sono anche nate diverse iniziative private per gestire l’ingresso di nuovi clienti da remoto, l’accesso a servizi e l’autorizzazione a effettuare transazioni digitali su diversi canali. L’emergenza sanitaria, con l’imposizione del lockdown e le norme di distanziamento sociale, ha segnato una vera e propria svolta nella diffusione di sistemi di identità digitale in Italia, ma manca ancora una cultura strutturata sul tema, con una condivisione delle strategie e una direzione comune che permettano di sfruttarne a pieno il potenziale. Numeri e spunti che emergono dalla ricerca dell’Osservatorio Digital Identity della School Management del Politecnico di Milano.
“Nel 2020 il numero di identità Spid attive è più che raddoppiato, con circa 7,7 milioni di nuovi utenti in più rispetto ai 5,5 milioni censiti a fine 2019, e gli accessi mensili sono passati dai 6,3 milioni di gennaio ai 16,7 milioni di ottobre”sottolinea Giorgia Dragoni, Direttore dell’Osservatorio Digital Identity.
Il mercato in Italia è ancora modesto e molto concentrato: a partire dal 2016 fino a fine 2019 sono stati spesi dalle Pubbliche Amministrazioni poco più di 7,5 milioni di euro per l’adesione al sistema SPID, di cui 5,7 milioni (il 76%) destinati a soli dieci fornitori. E sono 5.300 su oltre 22.000 le PA che consentono ai cittadini di usare SPID per accedere ad almeno un servizio digitale. Ma il crescente interesse attorno all’identità digitale ha il merito di catalizzare l’attenzione di nuovi attori innovativi sul mercato: sono state censite 173 startup a livello internazionale che offrono soluzioni per semplificare il riconoscimento dell’utente, sfruttano tecnologie come intelligenza artificiale, machine learning o blockchain per l’autenticazione o gestiscono l’integrazione di diversi applicativi, per un totale di finanziamenti raccolti pari a 721 milioni di dollari.
“La pandemia ha dato una forte accelerazione allo sviluppo dell’identità digitale, evidenziando l’urgenza di un sistema di riconoscimento sicuro – osserva Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Digital Identity -. Gli attori chiave del mercato stanno costruendo importanti opportunità di business, creando ecosistemi e stringendo partnership, con l’obiettivo di valorizzare l’identità digitale degli utenti in diversi ambiti”. Secondo Portale, gli sforzi compiuti finora sono però solo il punto di partenza di un percorso più complesso. “Per sfruttare tutto il potenziale dei sistemi di ID è necessario dotarsi di una strategia organica di gestione delle iniziative nate in ambito pubblico e privato, sviluppare servizi accessori associati all’identità digitale, rafforzare la collaborazione fra pubblico e imprese, sperimentare nuove tecnologie che rendano i sistemi più sicuri e certificati”, spiega l’esperta.