Risiko banche: con dote di Stato torna dossier Mps-UniCredit. Fonti: ‘Mustier più possibilista’
Il regalo di Stato di oltre 3,6 miliardi alla banca che si accollerà Mps sta facendo cambiare idea a Jean-Pierre Mustier, numero uno di UniCredit, finora fermo nel suo “No” al risiko bancario?
Il dossier sulle nozze tra Mps e UniCredit torna alla ribalta con un articolo firmato da Luca Gualtieri, pubblicato su MF. Le indiscrezioni vengono segnalate anche dagli analisti di Equita SIM nella loro nota odierna:
“Secondo i rumours di stampa il management di UniCredit starebbe aprendo al MEF sull’ipotesi di un’acquisizione di Banca Monte dei Paschi, in modo da favorire l’exit strategy del principale azionista pubblico, programmata entro il 2021″.
Equita ricorda che “le misure studiate dal governo, stando alle ultime indiscrezioni di stampa, in tema di rischi legali e conversione immediata delle DTA (deferred tax asset, attività per imposte anticipate) fuori bilancio in crediti fiscali da computare nei fondi propri, renderebbero il deal più interessante dato che presenterebbe meno rischi per UniCredit. La norma sulle DTA infatti permetterebbe di utilizzare pienamente circa 3,7 miliardi di DTA di Mps attualmente fuori bilancio indipendentemente dalla redditività attesa futura della banca acquirente, mentre la creazione di un veicolo statale ad hoc a cui conferire rischi legali di Mps (il cui petitum è pari a circa 10 miliardi, coperti ad oggi per circa 1,2 miliardi) sarebbe un ulteriore elemento che favorirebbe le discussioni per un’acquisizione”.
Le indiscrezioni sul regalo di Stato sono arrivate lo scorso fine settimana.
Sia La Repubblica che MF hanno parlato di una “dote” da quasi 3 miliardi, “sotto forma di crediti fiscali, per incentivare chi si comprerà il Monte dei Paschi di Siena”. Questa dote sarebbe stata inserita anche nella manovra, nella legge di bilancio per il 2021. Per la precisione, sarebbe inclusa nell’articolo 29 della legge di bilancio, intitolato “Incentivi alle fusioni aziendali”. Nella bozza della manovra si legge infatti, in quel capitolo che, “in caso di operazioni di aggregazione aziendale realizzate attraverso fusione, scissione o conferimento d’azienda e deliberate dall’assemblea dei soci, o dal diverso organo competente per legge, tra il primo gennaio 2021 e il 31 dicembre 2021”, chi acquista può “trasformare in credito d’imposta una quota di attività per imposte anticipate Dta che sono deferred tax asset) che si riferiscono a perdite fiscali ed eccedenze Ace (Aiuto alla crescita economica)”.
Ma cosa ha scritto oggi MF? Il titolo dell’articolo dice tutto: “UniCredit apre al Tesoro sul dossier Montepaschi: la ricca dote può convincere Mustier”. Si parla di una trattativa, quella tra la banca di Piazza Gae Aulenti e tra il Mef, che va avanti, e di come la questione delle DTA e il possibile spin off del contenzioso stiano “piegando le resistenze di Mustier“, che pubblicamente si è sempre opposto all’opzione di un risiko del credito per la banca che gestisce.
Mustier viene descritto “più possibilista sull’operazione” M&A anche perchè “nel corso del weekend è emersa la possibilità di trasferire l’intero contenzioso legale (che oggi vale circa 10 miliardi) dai libri di Siena allo Stato che potrebbe far intervenire la controllata di Cdp Fintecna”.
In poche parole, la zavorra dei rischi legali che affossa Mps non andrebbe, in caso di un’aggregazione, a pesare sulle spalle di UniCredit: ci penserebbe lo Stato, con l’aiuto onnipresente di Cassa depositi e prestiti, e in questo caso di Fintecna.
La maggiore apertura di Mustier si spiegherebbe anche con altre offerte presentate dal Tesoro. Gualtieri scrive di fatto che “si mormora che nuovi incentivi potrebbero arrivare sul tavolo della trattativa. Si ritiene per esempio che lo Stato potrebbe accollarsi parte degli esuberi, in una modalità simile a quella attuata nel 2017 per il salvataggio delle due banche venete”.
Come si sa da tempo, la priorità per il ceo francese Jean-Pierre Mustier è “non compromettere la dotazione di capitale (di UniCredit)” che, si ricorda, “alla fine del terzo trimestre ha raggiunto il livello di patrimonializzazione più alto di sempre, con un Cet1 al 14,54%”.A Mustier i vari regali di Stato potrebbero apparire a questo punto convincenti, visto che ad accollarsi la parte peggiore di Mps sarebbe alla fine il Mef.
Certo, affinché si concretizzi un qualsiasi deal il Tesoro deve agire in fretta, visto che il tempo a disposizione per privatizzare Mps scade alla fine del 2021. E il problema è sempre il solito, ovvero l’assenza di potenziali acquirenti.
Prima però Mps deve essere messa in sicurezza e, vista la propria situazione patrimoniale – a seguito degli accantonamenti effettuati per i rischi legali e, anche, dello smobilizzo degli NPL (crediti deteriorati) ad Amco, la parola d’ordine è procedere a un aumento di capitale, quantificato finora da vari rumor in 2,5 miliardi di euro circa.
A chi si chiede quale sarà il costo dello Stato, e quale sia stato il costo totale per salvare Mps, MF risponde:
“Mps si sta preparando al sesto aumento di capitale degli ultimi 12 anni, il secondo realizzato quasi interamente con fondi pubblici che porterà l’importo delle risorse drenate dopo la fatidica acquisizione di Antonveneta del 2008 ben oltre i 20 miliardi di euro“.
Equita commenta nella nota che le indiscrezioni sul doppio assist che UniCredit riceverebbe: dote da 3,6 miliardi + rischi legali allo Stato (e magari, per l’appunto, altri incentivi). In queste condizioni, gli aiuti indubbiamente porterebbero un’eventuale acquisizione di Mps da parte di UniCredit ad avere “un maggior senso industriale”.
L’aggregazione, infatti, “migliorerebbe il posizionamento competitivo della banca a livello nazionale (la quota di mercato (di UniCredit) passerebbe dall’attuale 11% al 16,5%, rispetto al 19% di Intesa SanPaolo) sebbene non in modo determinante nelle aree del paese maggiormente interessanti (nella Lombardia l’incremento della quota passerebbe dal 7% all’11%, in Piemonte dal 14% al 15%)”. ì
“Inoltre – continua Equita – dal nostro punto di vista, il deal non aumenterebbe le probabilità di uno spin-off delle attività italiane da quelle estere di UniCredit perchè il business domestico non riuscirebbe a garantire gli stessi ritorni su base stand-alone rispetto all’attuale configurazione, data la minor redditività e il più alto costo del rischio”.
Detto questo, conclude Equita, “nonostante queste misure, riteniamo che nel breve periodo resti necessario un rafforzamento patrimoniale per Mps al fine di rendere un’eventuale business combination neutrale/meno diluitiva sul capitale dell’acquirente”. Equita sottolinea anche che l’importo dell’aumento di capitale “dovrebbe aggirarsi in circa 3 miliardi“, dunque più dei 2,5 miliardi di ricapitalizzazione che erano stati previsti dalle varie voci circolate nelle ultime settimane.