Stop per mercato auto europeo, -7,1% a ottobre. Csp vede nero ed esorta ‘pacchetto’ in Legge di Bilancio
Per il mercato dell’auto europeo le prospettive per la fine dell’anno appaiono a tinte molto fosche. A renderle tali l’analisi dei dati diffusi stamattina dall’Acea che mette in evidenza che, dopo la prima crescita dell’anno registrata lo scorso settembre (+1,1%), le immatricolazioni di autovetture nell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) sono tornate a frenare a ottobre. La flessione è stata del 7,1% a quota 1.129.223 vetture rispetto all’ottobre 2019, con una contrazione ancora più marcata se si osserva il saldo dei primi dieci mesi dell’anno (-27,3%).
Italia e FCA tengono nel mese, ma pesante calo nei 10 mesi
Tra i 27 mercati il risultato meno negativo è quello dell’Italia che in ottobre ha evidenziato un calo contenuto nello 0,2% per effetto del residuo impulso degli incentivi alle vetture con alimentazione tradizionale, mentre se si guarda al consuntivo dei primi dieci mesi dell’anno è particolarmente pesante proprio per il nostro Paese (-30,9%). Uno scenario che si riflette perfettamente nelle performance di FCA che ha strappato un segno positivo a ottobre, chiudendo il mese con un una crescita delle vendite quasi il 4% e una quota di mercato che sale al 7% dal precedente 6,2 per cento. Diversa è invece la situazione se si guarda ai primi 10 mesi dell’anno, con FCA che ha accusato un pesante -30,5 per cento. Tra le principali case automobilistiche il mese si è chiuso in rosso per VW Group (-9,1%), e a due velocità per le francesi: PSA ha visto le vendite calare del 6,6% e quota in leggera salita al 16,1%, mentre Renault ha segnato un +0,2%.
I tre fattori chiave sui mercati
In tutti i mercati la domanda di autovetture è oggi influenzata essenzialmente da tre fattori. In particolare, il Centro Studi Promotor (CSP) individua le limitazioni alle attività economiche e alle libertà personali disposte per contrastare la pandemia, gli effetti sull’economia e sulla propensione all’acquisto di beni durevoli derivanti dalle limitazioni di cui si è detto e gli incentivi varati in quasi tutti i paesi per sostenere il mercato dell’auto e il rinnovo del parco circolante. Ovviamente i primi due fattori penalizzano le vendite di auto, mentre il terzo fattore le sostiene. Da CSP rimarcano come l’impatto dei primi due fattori è stato devastante da marzo a maggio. Da giugno ad ottobre gli incentivi hanno invece consentito di contenere le perdite, che sono state comunque pesanti. Ora è facile prevedere che il ritorno del virus determinerà nuovi crolli a partire da novembre, temperati, ma solo in parte, nei paesi con sistemi di incentivazione efficace e con stanziamenti adeguati. CSP avverte che non vi sarà invece alcun temperamento dell’impatto del virus nei paesi con incentivazioni inadeguate.
L’Italia rientra in quest’ultima categoria di paesi. Oggi, 18 novembre, sono completamente esauriti gli stanziamenti per gli incentivi previsti dal Decreto agosto per le auto con emissioni da 61 a 110 di CO2 per gr/Km e si stanno esaurendo anche quelli per le auto con emissioni di CO2 da 0 a 60 gr/Km. A ciò si aggiunge che la proposta di Legge di Bilancio presentata dal Governo al Parlamento per la conversione in legge non prevede nulla per l’auto. “In questa situazione le previsioni per l’ultimo scorcio del 2020 e per il 2021 non possono essere che catastrofiche”, afferma Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, secondo il quale è quindi essenziale che dal Parlamento venga la proposta di un pacchetto per l’auto da inserire nella Legge di Bilancio e che questo pacchetto sia adeguato all’importanza del comparto che, con il suo indotto, vale in Italia il 12% del Pil.