UniCredit, ecco come ha fatto nei primi nove mesi del 2020. Mustier ripete: ‘No M&A’
Il banchiere Jean-Pierre Mustier ceo di UniCredit non sa più come dirlo: la banca italiana non è interessata a partecipare a un’operazione di M&A, risiko bancario, comunque la si voglia chiamare. Gli obiettivi sono altri, in primis sostenere l’economia e remunerare gli azionisti, Bce permettendo, con dividendi e operazioni di buyback, la cui erogazione rimane ancora congelata. E sulla subholding tedesca – in cui dovrebbero essere convogliati tutti gli asset esteri di UniCredit – il progetto rimane, ma al momento non è essenziale.
“Abbiamo lanciato il progetto subholding per ottimizzare il costo del funding e la liquidità, in ottica Mrel. Nell’attuale contesto macro, grazie ai massicci acquisti della Bce e allo spread basso, non serve realizzare questo progetto. Rimane un progetto ma oggi non è rilevante’, ha precisato l’AD, nel corso della conference call con cui ha commentato con le agenzie di stampa i risultati di bilancio della banca italiana.
Bastano queste dichiarazioni per far sentire i loro effetti in Borsa: in una sessione debole per le banche italiane, UniCredit è in lieve ribasso, così come Mps, che il Mef tanto spera(va) di dare in sposa a Piazza Gae Aulenti. Invece “il nostro piano al 2023 è basato sul presupposto ‘No M&A'”, ricorda Mustier, deludendo chi, negli ultimi giorni (ma anche nelle ultime settimane), aveva tanto scommesso su un matrimonio tra i due istituti, se non altro per liberare il Mef dalla patata bollente del Monte dei Paschi.
UniCredit: priorità Mustier remunerare azionisti con via libera Bce
Se Mustier ha una priorità per la banca che gestisce, questa non ha a che fare né con un’operazione di M&A, né con la creazione di una subholding tedesca ma, piuttosto, con il desiderio di reminerare gli azionisti, che sono rimasti a bocca asciutta (così come quelli delle principali banche dell’Eurozona), dopo la decisione della Bce di sospendere i dividendi per tutto il 2020.
Così l’AD:
“Vogliamo usare il nostro capitale in eccesso per sostenere l’economia e per remunerare gli azionisti quando il Regolatore (la Bce) darà il via libera a farlo”.
UniCredit ha dunque confermato – come si legge nel comunicato – “la sua intenzione di reintegrare la sua politica di distribuzione del capitale prevista in Team 23, con la distribuzione agli azionisti del 50 per cento dell’utile netto sottostante, così come una graduale restituzione del capitale in eccesso, a partire da 2021 in entrambi i casi, soggette a ricevere il “via libera” regolamentare. La distribuzione ordinaria, a partire dal 2021 per il primo trimestre fiscale del 2020, è composta da un massimo del 30 per cento dell’utile netto sottostante per l’obiettivo di pagamento del dividendo in contanti e di un minimo del 20 per cento per il riacquisto di azioni proprie”.
La banca ha confermato anche le proprie stime di bilancio, con Mustier che, nel comunicato, ha sottolineato che UniCredit continua a “beneficiare della positiva attuazione di Transform 2019, oltre che delle iniziative di Team 23″.
L’AD ha continuato, affermando che “grazie all’accelerazione nella trasformazione del modello di business abbiamo migliorato il nostro target sui risparmi lordi di Team 23 del 25 per cento a €1,25 miliardi”, e che, di conseguenza, “siamo in linea con i tempi previsti per conseguire il nostro obiettivo di utile netto sottostante superiore a €800 milioni per l’anno fiscale 2020”, confermando il “nostro target tra €3 e €3,5 miliardi per l’anno fiscale 2021″.
Sempre per l’anno fiscale 2021, il RoTE sottostante è stato confermato “tra il 6 e il 7 per cento”, una “buona posizione per rafforzare la base clienti e fornire un supporto continuo agli stakeholder”.
UniCredit, tutti i numeri del bilancio
Ricapitolando i risultati di bilancio di UniCredit, relativi sia al terzo trimestre del 2020 che ai primi nove mesi dell’anno, emerge che, nel periodo compreso tra i mesi di luglio e di settembre, il risultato netto contabile della banca è stato di 680 milioni di euro, in rialzo del 62,1% rispetto al secondo trimestre. Su base annua, il trend è stato tuttavia di un calo del 42,4%.
Sempre nel terzo trimestre del 2020, l’utile netto sottostante è stato pari a 692 milioni di euro, in crescita del 31,3% rispetto al secondo trimestre dell’anno, ma in flessione del 32,7% su base annua.
Si segnala che, come si legge nel comunicato, sia “l’utile netto sottostante e il RoTE di Gruppo escludono l’impatto della cessione di Fineco (+€1,176 miliardi nel secondo trimestre del 2019), la cessione di Ocean Breeze (-€178 milioni nel secondo trimestre del 2019), l’impatto di REV (+€46 milioni nel primo trimestre del 2019, -€1 milione nel secondo trimestre del 2019 e +€80 milioni nel terzo trimestre del 2019), altre poste straordinarie (-€173 milioni nel 2trim19), il deconsolidamento di Yapi (-€1,576 miliardo nel primo trimestre del 2020), i costi di integrazione in Italia (-€1,272 milioni nel primo trimestre del 2020), le cessioni immobiliari addizionali (+€296 milioni nel primo trimestre del 2020), l’impatto del quadro normativo avverso sul costo del rischio (- €3 milioni nel 1trim20, -€4 milioni nel 2trim20 e -€3 milioni nel 3trim20), la rivalutazione degli immobili (+€9 milioni nel 1trim20, -€7 milioni nel 2trim20 e -€5 milioni nel 3trim20), e il rundown della Non Core (-€98 milioni nel 2trim20 e -€4 milioni nel 3trim20)”.
Nei primi nove mesi del 2020, il risultato netto contabile ha messo in evidenza una perdita netta di 1,606 miliardi, rispetto ai 4,208 miliardi di utili dei primi nove mesi del 2019.
Il risultato netto sottostante è stato pari a utili per 1,060 miliardi, in calo del 67,5% rispetto agli utili sottostanti per 3,258 relativi ai primi nove mesi del 2019.
UniCredit: “posizioni di capitale, rischio e liquidità rimaste solide”
Riguardo al capitale e alla liquidità, il CET1 ratio fully loaded si è attestato al 14,41 per cento ed elevato liquidity coverage ratio al 183 per cento; il CET1 MDA buffer fully loaded a 538 punti base, in rialzo di 286 punti base su base annua e di 58 punti base su base trimestrale, “ampiamente al di sopra del target di 200-250 punti base”.
Il costo del rischio contabile per i nove mesi del 2020 è stato di 81 punti base e quello per l’anno fiscale 2020 è stato confermato a 100-120 punti base; come risultato della proattiva anticipazione di impatti futuri e della stagionalità, il costo del rischio contabile del quarto trimestre del 2020 è previsto in rialzo su base trimestrale; per l’anno fiscale 2021 il costo del rischio contabile è confermato nella parte bassa dell’intervallo tra 70 e 90 punti base con il costo del rischio sottostante prossimo a 60 pb. FY21. .