Pagamenti: il contante non molla, Italia in fondo all’Europa per transazioni digitali. Possibile spinta dal Pnrr?
Italia ancora fortemente dipendente dal contante. Sebbene sia aumentato l’uso dei sistemi di pagamento digitali, l’Italia precipita in fondo alla classifica dei paesi europei per numero di transazioni cashless pro capite, registrando un andamento opposto alla media europea. E’ ciò che emerge dal settimo rapporto della Community Cashless Society 2022, presentato a Cernobbio da The European House – Ambrosetti.
“Anche quest’anno, l’Italia si conferma un paese fortemente cash-based e ci posizioniamo tra le 30 peggiori economie al mondo per cash intensity con un valore del contante in circolazione sul Pil pari a 15,4 per cento”, sottolinea Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.
Anche nel 2020 l’Italia rimane infatti terzultima in Europa per numero di transazioni pro capite. Il dato si ferma a 61,5, addirittura diminuito rispetto al dato dell’anno precedente (61,7). Solo Romania (53) e Bulgaria (31) fanno peggio, con una media europea che si attesta a 142 e il Paese best performer, la Danimarca, che arriva a 379 transazioni pro-capite nel 2020. Diminuisce dell’1,4 per cento il valore complessivamente transato con carte di pagamento e prepagate, pari a 253 miliardi di euro.
Il quadro tracciato dal rapporto restituisce un paese ancora fortemente dipendente dal denaro contante. L’Italia è 29esima al mondo per incidenza del contante sull’economia e si posiziona 24esima su 27 paesi Ue nel Cashless Society Index, peggiorando di due posizioni che diventano sei prendendo in considerazione gli ultimi dodici anni.
Eppure il rapporto registra il consolidamento della propensione a utilizzare metodi di pagamento cashless da parte degli italiani. Nel 2021 oltre 7 italiani su 10 indicano la volontà di utilizzare maggiormente strumenti di pagamento senza contante e il 57 per cento ne ha effettivamente aumentato l’utilizzo. Gli ostacoli principali alla diffusione del cashless restano i timori per le frodi e i problemi nell’accettazione riscontrati l’anno scorso da almeno un italiano su quattro.
Una spinta in questa direzione potrebbe arrivare dagli investimenti del Pnrr (PIano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che potrebbero contribuire a invertire la tendenza e generare quasi 800 milioni di transazioni digitali aggiuntive per un controvalore superiore ai 27 miliardi di euro.
In particolare, The European House – Ambrosetti ha identificato 4 aree di intervento del Pnrr che potrebbero avere effetti a cascata sui pagamenti elettronici: la digitalizzazione della pubblica amministrazione; la digitalizzazione del turismo; il rinnovo delle flotte del trasporto pubblico locale; la digitalizzazione della sanità.