Finanza Notizie Italia Lavoro: chi rischia di più con le nuove restrizioni. Da febbraio persi 330mila posti

Lavoro: chi rischia di più con le nuove restrizioni. Da febbraio persi 330mila posti

30 Ottobre 2020 14:58

Il nuovo decreto, ovvero l’ultimo Dpcm firmato il 24 ottobre, potrebbe portare nei prossimi mesi, al di là dei ristori previsti, all’ulteriore assottigliamento di un bacino occupazionale importante per l’economia italiana. Le nuove restrizioni rischiano infatti di peggiorare sensilmente la situazione già critica di ristorazione, cultura e sport, segmenti già duramente colpiti durante il lockdown primaverile, con il rischio di una nuova emoraggia di posti di lavoro. Complessivamente, i tre comparti interessati dai nuovi provvedimenti hanno avuto, a seguito delle chiusure primaverili, un calo di 176 mila occupati (12%), contribuendo al 20% delle perdite di lavoro registrate nell’ultimo anno. Saldi che entro fino anno, potrebbero, sensibilmente peggiorare. È quanto emerge dal nuovo focus della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Le nuove restrizioni: chi rischia il lavoro”.

 

Giovani, precari e a basso reddito sono i più colpiti dalle nuove restrizioni
Le nuove restrizioni anti-Covid mettono in stand by l’attività di una fetta di lavoratori giovani, precari e a basso a reddito. Se si guarda all’età degli impiegati nei settori della ristorazione, della cultura e dello sport, infatti, il 41,3% ha meno di 35 anni, a fronte di un valore medio nazionale, sul totale dell’economia, del 22,1%. Alla giovane età si accompagna anche un’alta presenza di donne: se si esclude lo sport, dove è predominante l’occupazione maschile, nella ristorazione il 49,4% sono lavoratrici; valore molto al di sopra della media nazionale e che rappresenta un allarme poiché rischia di scoraggiare ulteriormente la presenza femminile nel mercato, già messa a dura prova dalla difficile conciliazione tra lavoro e vita domestica. A contraddistinguere, tuttavia, maggiormente l’occupazione dei settori indicati è, nella varietà dei profili, l’elevato livello di precarietà lavorativa, determinata dalle particolari condizioni di impiego dei settori interessati. Solo il 42,7% degli occupati ha un contratto a tempo indeterminato, contro un valore medio nazionale del 64,1%. Ma non è tutto. Guardando alla situazione reddituale degli interessati, più della metà (il 57,9%) percepisce un reddito netto mensile inferiore ai 1.000 euro (contro un valore del 24,9% tra tutti gli occupati), con l’unica eccezione del settore sportivo che risulta più allineato alle retribuzioni medie. Secondo lo studio, queste categorie di lavoratori, che a fine 2019 erano circa 1 milion e 430 mila, pari al 6,1% dell’occupazione italiana, rischiano di pagare un prezzo ancora più alto.

Disoccupazione scesa al 9,6% a settembre, ma la pandemia ha bruciato 330mila posti
Intanto oggi sono usciti i dati Istat sull’occupazione, che a settembre risulta sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente. Dalla rilevazione, il tasso di occupazione sale al 58,2% (+0,1 punti percentuali) e il tasso di disoccupazione scende al 9,6% (-0,1 punti). Tra i giovani la disoccupazione diminuisce al 29,7% (-1,7 punti). Guardando al terzo trimestre, il livello di occupazione è superiore dello 0,5% a quello del trimestre precedente, registrando un aumento di +113mila unità. Nel trimestre crescono anche le persone in cerca di occupazione (+18,1% pari a +379mila) e calano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-3,7% pari a -521mila unità). Tuttavia, il livello dell’occupazione è ancora inferiore, di quasi 330 mila unità, a quello di febbraio, mese in cui è iniziato l’allarme Covid in Italia, e rimane più elevato sia il numero di disoccupati, di circa 40 mila unità, sia quello degli inattivi, di oltre 220 mila unità. Il tasso di occupazione è inferiore di quasi 1 punto percentuale, mentre quello di disoccupazione è stabilmente sopra ai livelli di febbraio. Le ripetute flessioni congiunturali registrate tra marzo e giugno hanno fatto sì che, anche nel mese di settembre, l’occupazione continui a essere più bassa di quella registrata nello stesso mese del 2019 (-1,7% pari a -387mila unità). Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.