Italia: Prometeia riduce stime Pil al 2,2%, inflazione al 5% nel 2022. Conflitto “apre una nuova era per l’economia”
Il conflitto tra Russia e Ucraina potrebbe aprire una nuova fase per l’economia italiana. “Se fino a poche settimane fa c’erano tutte le condizioni per lasciarsi alle spalle gli ultimi due anni di pandemia, l’invasione dell’Ucraina ha cambiato la prospettiva, non solo per i suoi drammatici risvolti, ma anche in termini geopolitici ed economici”, segnalano gli esperti di Prometeia che hanno presentato il nuovo rapporto di previsione gli scenari su Italia e mondo arrivano al 2025.
In particolare, l’istituto di ricerca segnala i “5 motivi per cui la guerra in Ucraina apre una nuova era per l’economia“. In un contesto in cui il Prodotto interno lordo (Pil) italiano è atteso ora in crescita al ritmo del 2,2% così come quello europeo mentre nel mondo la crescita è attesa al ritmo del 2,5 per cento. Il tutto in vista, la settimana prossima probabilmente il prossimo 6 aprile, della presentazione del Documento di economia e finanza (Def) da parte del Governo nel quale la stima del Pil dovrebbe essere attorno al 2,8.
Nelle stime Prometeia il Pil tricolore per il 2022 segnerà, come detto, un rialzo del 2,2% (dal 4% di dicembre). “Una revisione basata sull’ipotesi che i fattori di traino della crescita non siano venuti meno e riprendano il sopravvento a partire dall’estate, riportando in crescita l’economia italiana, dopo un primo trimestre dell’anno in contrazione – spiegano gli esperti -. Tale percorso, tuttavia, rimarrebbe frenato da prezzi dell’energia costantemente più alti e che quindi non recupera, nell’orizzonte di previsione, i livelli che prevedevamo a dicembre, configurando quindi un livello di attività minore”.
Tra i 5 punti Prometeia cita “L’inflazione, attesa al 5% in Italia nel 2022, che taglierà la spesa di famiglie e imprese, ma anche le catene globali di fornitura che potrebbero subire nuovi arresti; le banche centrali e le novità in termini di approccio; l’incertezza che spaventa i mercati finanziari e le politiche di bilancio che restano orientate ad attenuare gli impatti degli aumenti, ma non in grado di far recuperare il rallentamento del Pil”.
Soffermandosi sul tema dell’inflazione, Prometeia sottolinea che “l’inflazione dei beni energetici su base annua è balzata in questi primi mesi dell’anno al 124% per i prezzi alla produzione, al 46% per i prezzi al consumo, con punte al 96% per le tariffe di gas ed energia elettrica per le famiglie. In contemporanea, però, l’aumento dei costi delle imprese si sta scaricando a valle su tutta la filiera dei prezzi: quelli alla produzione dei manufatti hanno raggiunto il 12% e l’inflazione core è salita all’1,8% dallo 0,8 di un anno fa”. Prometeia ha ritoccato verso l’alto la stima per l’inflazione, che salirebbe al 5% quest’anno, un livello non più toccato dagli anni ‘80, per poi scendere all’1,8% in media l’anno prossimo.
“Tale fiammata – proseguono gli esperti – taglierà la spesa di famiglie e imprese, minandone la fiducia e il potere d’acquisto. Gli interventi introdotti dal governo, benché importanti, non sono al momento sufficienti a compensare tali effetti”. La spesa nominale rimarrà nel complesso invariata ma il suo corrispettivo in termini di beni e servizi acquistati sarà per due punti percentuali assorbito dalla maggiore inflazione. Anche per le imprese gli effetti saranno molto differenziati a seconda dell’intensità energetica delle produzioni, ma in media peseranno sia l’aumento dei costi sia il deterioramento delle attese di domanda interna ed estera.