Conti pubblici: buco da oltre 56 miliardi di euro. E’ l’effetto lockdown
Quest’anno nelle casse dello Stato dovrebbero arrivare 785 miliardi, con un crollo del 6,7%, rispetto agli 849 miliardi del 2019. Questo in cifre l’effetto del lockdown sull’economia e sui conti pubblici con un buco di oltre 56 miliardi di euro come quantifica l’analisi del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato i dati contenuti nell’ultima Nota di aggiornamento della Documento di economia e finanza.
Crollo gettito e aumento della pressione fiscale
Con il Paese fermo, a causa dell’emergenza Covid-19, a farne le spese sono soprattutto i consumi. Il gettito legato all’Iva (la tassa sugli acquisti) dovrebbe scendere di oltre 10 miliardi, mentre le imposte dirette (tra cui quelle sui redditi da lavoro e societari) dovrebbero scendere di 41,7 miliardi, da 516 miliardi a 474 miliardi con una riduzione dell’8%. In generale, come afferma l’analisi dell’associazione, a causa del lockdown e del conseguente blocco delle attività economiche, le casse dello Stato subiranno un contraccolpo non indifferente. Il minor gettito stimato è pari a 56,2 miliardi di euro, con il totale delle entrate in calo da 841,9 miliardi a 785,7 miliardi (-6,7%). Nel dettaglio, le entrate tributarie dovrebbero calare, alla fine di quest’anno, rispetto al 2019, da 516,6 miliardi a 474,9 miliardi, con una diminuzione di 41,7 miliardi (-8,1%).
Calo complessivo di 17,01 miliardi (-7,0%), da 241,9 miliardi a 224,9 miliardi, per i contributi sociali; quelli effettivi dovrebbero scendere di 17,1 miliardi (-7,2%), mentre quelli figurativi dovrebbero aumentare di 130 milioni (+3,1%), da 4,2 miliardi a 4,3 miliardi. È poi previsto un calo di 1,4 miliardi (-1,8%) per le altre entrate correnti, da 80,6 miliardi a 79,1 miliardi, mentre le entrate non tributarie dovrebbero crescere di 3,9 miliardi (+143,9%), da 2,7 a 6,6 miliardi. La riduzione delle tasse versate nelle casse dello Stato dai contribuenti – sia imprese che famiglie – sarà accompagnata da una discesa del prodotto interno lordo, ma non si tratta di diminuzione proporzionali, ragion per cui la pressione fiscale salirà dal 42,4% del 2019 al 42,5% del 2020.
“L’emergenza sanitaria, che ha cagionato una drammatica crisi economica, di cui non si conoscono ancora a fondo i confini, è stata gestita nel peggiore dei modi dal governo. Tutti gli interventi normativi e le decisioni assunte, sia dal premier che dai singoli ministri, sono stati improntati all’approssimazione e all’improvvisazione» commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Di questa incapacità gestionale ne faranno le spese tutti i cittadini e le imprese, sia direttamente che indirettamente, a causa degli effetti negativi sulle finanze dello Stato» aggiunge Lauro.