Compagnie aeree in crisi di cassa rischiano di rimanere a terra. 4,8 milioni di lavoratori in bilico
Le compagnie aeree di tutto il mondo sono in crisi di cassa e rischiano di rimanere a terra nei prossimi mesi in vista di una nuova stagione nera a causa della pandemia. L’allarme, l’ennesimo, viene lanciato dall’International Air Transport Association (Iata), secondo cui l’industria del trasporto aereo brucerà nella seconda metà dell’anno 77 miliardi di dollari, vale a dire quasi 13 miliardi di dollari al mese, 300mila dollari al minuto. La ripresa dei viaggi a partire dall’estate è stata deludente e non sufficiente a fermare l’emorraggia di cassa, iniziata con il lockdown e destinata a proseguire anche nella stagione autunnale e invernale. Guardando al 2021, infatti, Iata calcola che l’industria aerea continuerà a bruciare denaro a un tasso medio compreso tra 5 e 6 miliardi di dollari al mese, per ulteriori 60-70 miliardi.
Cifre che faranno precipitare l’intero settore, se non subentrerà alcun tipo di paracadute. L’associazione di Ginevra che riunisce 290 compagnie in tutto il mondo ha così invitato tutti i governi a sostenere il comparto anche durante la prossima stagione invernale con ulteriori misure di soccorso, compreso un aiuto finanziario. Ad oggi, i governi di tutto il mondo hanno fornito 160 miliardi di dollari, inclusi aiuti diretti, sussidi salariali, sgravi fiscali per le società e sgravi fiscali per l’industria, comprese le tasse sul carburante.
“Siamo grati per questo sostegno, che mira a garantire che l’industria del trasporto aereo rimanga vitale e pronta a ricollegare le economie e sostenere milioni di posti di lavoro nei viaggi e nel turismo – ha detto Alexandre de Juniac, direttore generale e Ceo di Iata – Ma la crisi è più profonda e più lunga di quanto chiunque di noi avrebbe potuto immaginare. E i programmi di supporto iniziali si stanno esaurendo. Oggi dobbiamo suonare di nuovo il campanello d’allarme. Se questi programmi di supporto non verranno sostituiti o estesi, le conseguenze per un settore già zoppicante saranno disastrose”.
Generalmente, la liquidità generata durante l’alta stagione estiva aiuta a supportare le compagnie aeree durante i mesi invernali più magri. Tuttavia, la disastrosa primavera e l’estate di quest’anno non hanno fornito alcun cuscino. In effetti, le compagnie aeree hanno bruciato denaro per tutto il periodo. Ad agosto, la domanda di passeggeri ha continuato a essere enormemente depressa rispetto ai livelli normali, con un traffico in calo del 75,3%, dopo il -79,5% di luglio. E alla luce dell’andamento dei contagi non si può certo fare affidamento su un rimbalzo del traffico nelle festività di fine anno, per fornire un po’ di denaro extra. Secondo le ultime previsioni di Iata, il traffico aereo per l’intero anno 2020 diminuirà del 66% rispetto al 2019 (la stima precedente era di un calo del 63%).
Il calo del traffico si è tradotto in una caduta del fatturato. Nel solo secondo trimestre dell’anno, i ricavi delle compagnie aeree sono crollati di quasi l’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Inevitabile prendere misure per ridurre i costi, tra cui il parcheggio di migliaia di aeromobili, il taglio delle rotte e il licenziamento di centinaia di migliaia di dipendenti. Solo per ricordarne alcune, Lufthansa ha annunciato 22mila uscite, Air France il taglio di 7.500 posti e le britanniche British Airways, Virgin Atlantic e EasyJet la perdita di quasi 20mila occupati. Guardando più lontano, l’australiana Qantas taglierà altri 2.500 posti di lavoro, dopo i 6mila già annunciati in giugno. E anche le compagnie americane American Airlines e United Airlines hanno confermato l’avvio dei tagli, che prevedono licenziamenti di più di 32.000 dipendenti, a partire dall’1 ottobre, dopo l’ennesimo flop delle trattative al Congresso per il nuovo piano di stimolo all’economia Usa, che ora sembra non arriverà prima delle presidenziali di novembre (Leggi QUI la decisione di Trump).
Secondo gli ultimi dati dell’Air Transport Action Group, la grave flessione di quest’anno, combinata con una lenta ripresa, minaccia 4,8 milioni di posti di lavoro nell’intero settore dell’aviazione. Ma considerando anche i comparti collegati, l’impatto globale è di 46 milioni di potenziali perdite di posti di lavoro e 1,8 trilioni di dollari di attività economica a rischio.