Italia: crollo dei consumi, -3mila euro a famiglia. Si riduce il reddito disponibile e aumenta il risparmio
Crollo dei consumi nel secondo trimestre dell’anno, vale a dire nel periodo tra aprile e giugno, caratterizzato per la maggior parte dalle misure di confinamento, introdotte per evitare il diffondersi del coronavirus. In quesi mesi, i consumi delle famiglie italiane sono scesi dell’11,5%, secondo i dati Istat diffusi oggi. La caduta equivale a una contrazione della spesa complessiva per 80 miliardi di euro e una riduzione della spesa in media per 3.054 euro a famiglia. “Un crollo pesantissimo che non potrà essere recuperato nel breve periodo – avverte il Codacons – L’andamento negativo dei consumi, infatti, non si ferma con il lockdown, e sta proseguendo anche nella Fase 3”.
Complice anche un reddito disponibile più basso e una continua perdita del potere di acquisto. Tornando ai dati Istat, il reddito disponibile delle famiglie è infatti diminuito nel secondo trimestre del 5,8% rispetto al trimestre precedente, evidenziando, dopo il calo del primo trimestre, una contrazione marcata, seppure molto meno ampia di quella registrata dal Pil nominale. Ciò si è tradotto in una riduzione del potere di acquisto (-5,6%). Al calo dei consumi è corrisposto un deciso aumento della propensione al risparmio delle famiglie, salita di 5,3 punti pari al 18,6%.
“Le famiglie, a causa della forte perdita del potere d’acquisto e del reddito disponibile, continuano a ridurre i consumi anche dopo il lockdown – afferma il Codacons – Ciò produce effetti negativi a cascata, con i prezzi in piena deflazione come conseguenza della minore spesa in Italia. Una situazione che, a differenza di quanto sostengono alcuni pseudo-analisti poco ferrati in materia, non è affatto positiva per l’economia italiana, perché consumi fermi e prezzi in picchiata non fanno diventare più ricche le famiglie ma, come insegnano i più basilari principi economici, sono la conseguenza delle difficoltà attraversate da milioni di italiani”.
Anche l’Unione Nazionale Consumatori lancia l’allarme: “Dati drammatici – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc – Il crollo del reddito disponibile delle famiglie ha ridotto in povertà il ceto medio, che ormai fatica ad arrivare alla fine del mese”.
Intanto, la pressione fiscale è risultata pari al 43,2%, in crescita di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la marcata riduzione delle entrate fiscali e contributive. Allargando lo sguardo al primo semestre le entrate fiscali e contributive (che sono scese dell’8,6%) sono diminuite meno rispetto al Pil a prezzi correnti (diminuito del 10,9%).