Next Generation EU, Prometeia: in area euro effetto su Pil al 2023 meno della metà rispetto a impatto Pil Italia
“Nell’area euro (Pil 2020: -8%), il Next Generation EU avrà un effetto sul Pil al 2023 di +0,8 punti percentuali, meno
della metà rispetto all’impatto sull’Italia. Le economie di tutti i principali paesi da maggio sono entrate in una fase di recupero, che potrebbe però essere compromessa da una recrudescenza della diffusione del virus”. Così Prometeia, società italiana di consulenza e ricerca economica per banche, assicurazioni e imprese, nel rapporto di previsione di settembre “Italia fuori dalla crisi nel 2023 ma solo con uso efficace dei fondi Ue”.
Nel suo rapporto di previsione, Prometeia snocciola il proprio outlook anche su altre economie mondiali, oltre a quella italiana (per cui prevede un calo del Pil del 9,6% nel 2020, seguito da una “ripresa nel 2021 (+6,2%) e nel 2022 (+2,8%)”.
In generale, “il Pil mondiale chiuderà il 2020 a -5,9%”. Il gruppo fa notare che “in Europa e Stati Uniti la fiducia di famiglie e imprese è migliorata, ma il recente aumento dei contagi frena l’ottimismo. In Cina, invece, l’attività ha già raggiunto i livelli pre-crisi. A destare maggiori preoccupazioni sono i paesi emergenti, alle prese con una recessione più profonda di quanto prospettato fino a pochi mesi fa: oltre ai vincoli strutturali dei sistemi sanitari nazionali, manca lo spazio per politiche economiche efficaci a contrastare la crisi. Un esempio su tutti: l’India sperimenterà una tra le peggiori recessioni (-13,5%)”.
“Negli Usa (Pil 2020: -4,2%) – si legge ancora -lo stimolo fiscale e monetario- superiore a quello attivato durante la crisi del 2008 – ha fortemente supportato la domanda, che ha visto anche una ricomposizione della spesa delle famiglie (da
intrattenimento, turismo e trasporti, a settori come online e spese per la casa). Rimangono dubbi, però, sulla tenuta
della domanda nei mesi finali dell’anno, per il venire meno di parte dello stimolo fiscale e per l’intensità dei contagi.
La Cina, grazie alla crescita dell’industria sarà l’unica tra le grandi economie a chiudere l’anno con il segno più (Pil
2020: +1,6%). È uno dei pochi paesi che di recente ha dato una spinta positiva al commercio mondiale, ma non ne
eviterà la debacle nel 2020 (-13,4%). A Pechino tornano a crescere anche consumi e investimenti, ma restano i rischi
legati alle relazioni con gli Usa, soprattutto sul lato commerciale e degli investimenti diretti”.