Finanza Notizie Italia CdP pigliatutto. Insieme a Euronext (e Intesa SanPaolo?) in pole position nei piani governo per rilevare Borsa italiana e MTS

CdP pigliatutto. Insieme a Euronext (e Intesa SanPaolo?) in pole position nei piani governo per rilevare Borsa italiana e MTS

10 Settembre 2020 09:41

Qualche settimana fa, alla metà di agosto, hanno scatenato sconcerto e sorpresa le indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg, relative alla presunta intenzione di Intesa SanPaolo di giocare un ruolo nell’eventuale acquisizione di Borsa Italiana (messa in vendita dal London Stock Exchange) da parte dell’istituto di credito statale italiano Cassa Depositi e Prestiti ed Euronext. Sconcerto più che legittimo, visto che la banca guidata da Carlo Messina aveva appena finito di brindare all’acquisizione di Ubi Banca.

Qualche dettaglio in più sul presunto ruolo di Intesa SanPaolo nel dossier della vendita di Borsa Italiana e dell’Mts – la piattaforma in cui vengono scambiati i titoli di stato del debito pubblico italiano – da parte del London Stock Exchange dovrebbe emergere nelle prossime ore.

Scade infatti domani, venerdì 11 settembre, il termine per la presentazione alla borsa di Londra delle offerte dei potenziali acquirenti di Borsa Italiana. La politica italiana si è già messa in moto da parecchio, puntando i fari sul dossier. 

I pretendenti sono tre: l’asse Euronext-Cdp, la svizzera Six e Deutsche Börse.

Ovviamente il governo  guarda con favore alla discesa in campo di Cassa depositi e prestiti (che, tra l’altro, è ancora in trattative con Atlantia per l’ingresso nel capitale di Autostrade, per non parlare del ruolo che ha con Tim nel progetto della rete unica ).

STATO ITALIANO IMPRENDITORE: L’ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SUL CASO BORSA ITALIANA

“LSE’s potential sale of Borsa Italiana will test Rome’s appetite for intervention”, recita il titolo di un articolo del Financial Times pubblicato giorni fa, confermando  la propensione all’interventismo dello Stato italiano nell’economia di cui il governo M5S-PD sta dando prova. Tra l’altro ieri Il Messaggero ha riportato quanto raccolto da alcune fonti:

“Proseguendo la proficua collaborazione avviata con Euronext nel dossier Mts, Cdp è fortemente impegnata nella presentazione di una offerta congiunta per l’intera Borsa Italiana”. Da parte di Cdp ci sarebbe la volontà di seguire “l’interesse prioritario di riportare una infrastruttura strategica sotto la governance anche italiana nell’ambito di un progetto europeo che crei opportunità di crescita per le attività di Borsa, Mts e delle imprese italiane”.

L’Ft ricorda che il London Stock Exchange detiene al momento il controllo di Borsa Italiana, che a sua volta possiede una quota del 62% nella piattaforma MTS dove vengono scambiati i BTP. Il resto della piattaforma è di proprietà di un gruppo di banche, che include JPMorgan Chase, Citigroup e Intesa Sanpaolo.

Sempre il quotidiano britannico ha tenuto a sottolineare che, all’inizio dell’anno, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rafforzato la “golden share”, limitando gli investimenti esteri in settori che vengono considerati chiave per le infrastrutture nazionali (come difesa e telecomunicazioni).

Il governo M5S-PD, con la spinta soprattutto dei cinque stelle, finirà per lanciare una ‘Opa’ sulla Borsa Italiana?

Interpellato dal Financial Times Patrick Darch, avvocato in materia di M&A (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni) della società White & Case di Londra, ha detto che, per “per l’Italia, lo Stato e la banca centrale, gli aspetti relativi al trading dei bond (BTP) sono così importanti”, che alla fine il governo potrebbe arrivare alla conclusione che l’unico modo per concludere il deal in modo efficiente sarebbe quello di “consentire all’Italia (leggi Stato Italiano) di avere il controllo” dell’Mts e della Borsa.

Il quotidiano britannico ha segnalato a tal proposito le indiscrezioni che circolano in questi giorni, secondo cui Roma avrebbe dato chiare istruzioni a Cassa Depositi e Prestiti per unirsi a Euronext al fine di presentare una proposta congiunta per rilevare gli asset. Le stesse fonti hanno riferito che, “la scorsa settimana, CdP ed Euronext hanno inviato all’LSE una manifestazione di interesse verso MTS e che faranno lo stesso con Borsa Italiana”.

“Borsa Italiana è molto strategica per il paese – ha commentato Davide Zanichelli del M5S – Il governo deve lavorare con tutte le parti interessate, non solo con la Francia, al fine di formulare una offerta che soddisfi le esigenze delle imprese italiane nel modo migliore”.

Da segnalare che Euronext, partner di CdP interessata a Borsa Italiana, è quotata ad Amsterdam ed è già proprietaria delle borse di Amsterdam, Parigi, Bruxelles, Lisbona, Dublino e, più di recente, di Oslo.

E’ stato alla fine di luglio che il London Stock Exchange Group si è detto a pronto a vendere Borsa Italiana. Una decisione presa dal gruppo londinese per cercare di ottenere l’ok dalle autorità europee all’acquizione di Refinitiv (ex unità dati di Thomson Reuters). In una nota ufficiale Lse ha confermato che in “un contesto in cui la Commissione europea ha iniziato la fase 2 di review sono state avviate le discussioni esplorative che potrebbero sfociare in una vendita della piattaforma MTS o potenzialmente di tutto il gruppo Borsa Italiana nel suo insieme”.

Tornando al ruolo di Intesa SanPaolo di Carlo Messina, secondo le indiscrezioni riportate ad agosto da Bloomberg, la banca potrebbe acquistare una quota di Euronext attorno al 2% e partecipare dunque all’offerta di Euronext-CdP per Borsa Italiana e Mts.

LA NOTA DEL MEF

Arrivata  la nota del Ministero del Tesoro in merito al dossier Borsa Italiana:

“Auspico che il gruppo Borsa Italiana trovi la sua collocazione strategica all’interno del Mercato Unico e dell’Eurozona”. si legge nella nota del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. “L’operazione di mercato in corso evidenzierà il valore e le prospettive di sviluppo del gruppo italiano. Le istituzioni italiane sono coinvolte, e valuteranno, secondo le proprie competenze, i progetti di investimento che saranno configurati”.

Ancora, dal comunicato emerge che il governo e le autorità di vigilanza valuteranno le offerte “ai sensi della normativa sul golden power e delle normative di settore sui mercati, al fine di assicurare la sana e prudente gestione, la competitività, e la tutela degli interessi pubblici sottesi a tali asset strategici”.

L’asse Cdp-Euronext dovrebbe però fare i conti con l’interesse verso Borsa Italiana di Deutsche Bourse: il governo vedrebbe tuttavia Euronext come un partner più appropriato. Altre fonti italiane hanno riferito che alla borsa di Milano sarebbe interessata anche la svizzera SIX, l’operatore che gestisce la borsa di Zurigo e che ha acquistato di recente la principale borsa di Madrid.

LE CRITICHE CONTRO CDP: UNA NUOVA IRI?

Viene in mente quanto aveva detto in un’intervista a MF, all’inizio di settembre, il deputato di Forza Italia, Sestino Giacomoni, presidente della Commissione di vigilanza su Cassa depositi e prestiti e membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro:

“Di fronte a una crisi economica di portata epocale scatenata dall’emergenza Covid il governo Conte si è mosso in modo disordinato, con Dpcm, decreti, bonus vari, soldi distribuiti a pioggia e incentivi fiscali più o meno efficaci. E’ mancata una visione chiara e organica per lo sviluppo del Paese. Si sono moltiplicati gli annunci di interventi di politica industriale da effettuare facendo ricorso sempre a Cassa depositi e prestiti (Autostrade, Alitalia, Ilva, Rete unica, Borsa Italiana, etc…), dimenticando che Cdp, dovendo gestire il risparmio postale, si muove secondo le regole del mercato e non per le pressioni politiche del governo in carica”.

“Cassa depositi e prestiti – aveva detto Giacomoni in quell’occasione – non è e non deve diventare la nuova Iri: non può e non deve fare politica industriale, ma deve invece raccogliere e indirizzare le risorse pubbliche e private verso le aziende italiane, sostenendole nella crescita e accompagnandole verso la quotazione in borsa. Deve svolgere un ruolo da traghettatore e non da timoniere, seguendo le regole del mercato. Non è uno strumento per nazionalizzazioni surrettizie. Non può essere lo Stato a guidare le imprese, neppure attraverso Cdp”.