I consumi tornano a scendere: vendite -2,2% a luglio. 27mila negozi di abbigliamento rischiano chiusura
Crisi dei consumi in Italia, che tornano a scendere, anche dopo il lockdown. Secondo quanto rilevato dall’Istat, a luglio le vendite al dettaglio segnano una diminuzione rispetto al mese precedente del 2,2%, dopo il balzo di maggio e giugno (rispettivamente del 24 e del 10,2%). In calo sia le vendite dei beni non alimentari (-3,2%), sia quelle dei beni alimentari (-1%). Non va meglio il confronto annuo, ossia rispetto a luglio 2019, in cui si registra un calo delle vendite del 7,2%, determinata soprattutto dall’andamento dei beni non alimentari, che crollano dell’11,6%, in notevole diminuzione sia nella grande distribuzione sia nelle imprese operanti su piccole superfici. Ma anche le vendite dei beni alimentari, che registrano di solito una maggiore tenuta nel commercio, non mostrano un aumento (-1,1%).
Un quadro allarmante e fortemente negativo che potrebbe avere conseguenze pesanti per il commercio. Senza interventi efficaci a sostegno dei consumi, il Codacons stima che 27mila negozi solo nel comparto dell’abbigliamento siano a rischio chiusura entro il 2020, con ripercussioni pesanti sul fronte dell’occupazione. “Nonostante le riaperture di tutti gli esercizi commerciali si registra letteralmente un crollo verticale delle vendite al dettaglio in Italia che coinvolge anche la grande distribuzione – spiega il presidente di Codacons, Carlo Rienzi – Rispetto a luglio 2019 ad eccezione del commercio elettronico il segno è negativo per tutti i settori, con punte del -11,7% per i piccoli negozi e il record di quasi il -30% per l’abbigliamento”. Il valore delle vendite al dettaglio infatti diminuisce del 3,8% per la grande distribuzione e dell’11,7% per le imprese operanti su piccole superfici. Le vendite al di fuori dei negozi calano del 7% mentre il commercio elettronico è in crescita (+11,6%).
“Dati allarmanti ed inquietanti”, commenta l’Unione Nazionale Consumatori, sottolineando come dopo l’inevitabile rimbalzo di giugno, dovuto alla riapertura iniziata solo dal 18 maggio di tutte le attività commerciali al dettaglio, non solo a luglio non si completa il recupero, finendo di colmare il gap esistente con la fase pre-crisi, ma addirittura si regredisce. “Peggio di così non si può!” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc. Se a giugno le vendite totali erano inferiori rispetto a gennaio solo dell’2,1%, a luglio segnano una perdita più che doppia, del 4,3% su gennaio e del 4,9% su febbraio, ultimo mese pre-emergenza Covid. Quelle non alimentari, per le quali era lecito attendersi un rimbalzo maggiore, sono addirittura inferiori del 7%, sia rispetto a gennaio che a febbraio, nei dati destagionalizzati
Tornando ai dati Istat, il segno positivo si vede solo nel confronto trimestrale. Nel periodo maggio-luglio 2020, le vendite al dettaglio registrano un aumento del 12,1% rispetto al trimestre precedente. A determinare il segno positivo sono le vendite dei beni non alimentari (+27,4%), mentre i beni alimentari diminuiscono (-1,8%).