Società quotate: a fine 2021 il 41% degli incarichi di amministrazione affidato a donne
A fine 2020, la quota media del primo azionista degli emittenti italiani sfiora il 48%, in lieve calo rispetto ai valori di lungo periodo, mentre le famiglie continuano ad essere i principali azionisti di riferimento nel 64% dei casi.
Così emerge dalla decima edizione del Rapporto Consob sulla corporate governance delle società quotate italiane che fornisce, anche per l’anno 2021, evidenze in merito ad assetti proprietari, organi sociali, assemblee e operazioni con parti correlate. Per la prima volta nell’ultimo decennio, aumenta la presenza degli investitori istituzionali italiani, che detengono una partecipazione rilevante in 18 società quotate. Si conferma la progressiva riduzione della diffusione e dell’intensità della separazione fra proprietà e controllo, con una diminuzione dell’incidenza sul listino delle società parte di un gruppo verticale. Aumenta invece la diffusione del voto maggiorato, previsto nello statuto di 64 emittenti. Con riguardo alla gender diversity, a fine 2021 il 41% degli incarichi di amministrazione nelle società quotate è esercitato da una donna, dato che rappresenta il massimo storico osservato sul mercato italiano, anche per effetto dell’applicazione delle normative sulle quote di genere. L’ingresso delle donne nei board ha concorso a modificarne le caratteristiche, abbassando l’età media dei membri, innalzandone la quota di laureati e aumentandone la diversificazione dei profili professionali.