Inflazione negativa per terzo mese consecutivo. Non tutte le regioni sono in deflazione, Trentino e Campania le più care
L‘inflazione in Italia è negativa per il terzo mese consecutivo (non accadeva da giugno 2016). Secondo la lettura finale dell’Istat, nel mese di luglio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato una diminuzione dello 0,2% su base mensile e dello 0,4% su base annua (da -0,2% del mese precedente). La stima preliminare era -0,3%.
Un andamento che continua a essere la sintesi di dinamiche opposte. In particolare, l’istituto di statistica cita forti flessioni, seppur meno ampie rispetto a giugno, dei prezzi degli energetici e crescita, più debole rispetto al mese precedente, di quelli degli alimentari. Il contestuale ulteriore rallentamento dei prezzi dei servizi (causato per lo più da quelli relativi a trasporti e da quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona), frena l’inflazione di fondo che perde tre decimi di punto, sia al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sia al netto dei soli energetici, attestandosi rispettivamente da +0,7% a +0,4% e da +0,9% a +0,6%.
L’Unione Nazionale Consumatori (Unc) giudica “molto positivo il raffreddamento del carrello della spesa, da +2,1% di giugno a +1,2%, dato che aiuta la casalinga di Voghera a contenere il rincaro della spesa di tutti i giorni”. Secondo i calcoli di Unc, per una coppia con due figli la deflazione consente un risparmio di 153 euro su base annua, anche se il carrello della spesa a +1,2% incide ancora sugli acquisti di tutti i giorni, che segnano in aumento di 117 euro, anche se a giugno era ben maggiore. Per una coppia con 1 figlio, la tipologia di nucleo familiare ora più diffusa in Italia, la minor spesa è di 149 euro, anche se il rialzo per le compere quotidiane è di 106 euro, per una famiglia media la deflazione a 0,4% permette un ribasso del costo della vita complessivamente pari a 127 euro, anche se 88 euro in più vanno spesi per i beni alimentari e per la cura della casa e della persona.
La mappa dei rincari
Per quanto riguarda le città e le regioni, invece, non tutte sono in deflazione. Per questo l’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. Tra le regioni più costose, con un’inflazione a +0,7%, il Trentino che registra, per una famiglia media, un rialzo pari a 190 euro su base annua. Segue la Campania, dove l’incremento dei prezzi pari allo 0,2% implica un incremento del costo della vita pari a 40 euro, terza la Calabria (+0,2%), con un rincaro annuo, per la famiglia tipo, di 39 euro.
In testa alle città più care (con più di 150 mila abitanti più care), Bolzano, che, con un’inflazione pari a +0,8%, ha la maggior spesa aggiuntiva, equivalente, per una famiglia media, a 254 euro. Al secondo posto Napoli, dove il rialzo dei prezzi dello 0,5% determina un aggravio annuo di spesa pari a 109 euro, terza Trento, dove il +0,4% genera una spesa supplementare, per una famiglia tipo, pari a 93 euro.