Oro: folle corsa verso 3mila o addirittura 4mila$? I fattori rialzisti restano, ma ci sono due incognite
L’oro si prende oggi una pausa di riflessione e si muove in territorio negativo, dopo i recenti record che l’hanno spinto a superare il massimo del 2011. Il lingotto nelle scorse settimane ha aggiornato più volte i massimi, registrando un rialzo di circa 30% da inizio anno.
La domanda più ricorrente sui mercati è una: “quanto potrà ancora salire l’oro?”. Di fronte ai nuovi record toccati nell’ultimo periodo, si sono scatenate le previsioni rialziste sul metallo giallo e c’è chi lo vede volare addirittura a quota 4mila dollari l’oncia nei prossimi tre anni. E’ di questa tesi Frank Holmes, ceo della società di investimento U.S. Global Investors, che in una intervista a Cnbc ha dichiarato: “È abbastanza facile vedere l’oro arrivare a 4.000 dollari”. Come sottolinea Yung-yu Ma, chief investment strategist di BMO Wealth Management, i fattori a sostegno dell’oro sono molti, ma ci sono due grandi eventi che potrebbero cambiare la direzione dei prezzi. Nel corso di un intervento a Cnbc, l’esperta ha indicato nei due fattori lo sviluppo di un vaccino contro il coronavirus e le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti.
VanEck vede l’oro a 3.000 dollari e oltre
Dopo i nuovi massimi, VanEck conferma la fiducia nell’oro in scia alla forza dei fattori rialzisti, con le quotazioni che potrebbero sorpassare la soglia di 3mila. “Sin dal 1968, quando l’oro quotava 35 dollari l’oncia, i driver dei mercati rialzisti per questo metallo sono stati classificati in due categorie: inflazionistici e deflazionistici”, ha spiegato Joe Foster, portfolio manager e strategist di VanEck, attivo da oltre quarant’anni nel settore aurifero, prima come geologo e quindi come gestore, analista e responsabile del team d’investimento sull’oro della società. “Non vediamo un aumento dell’inflazione in tempi brevi, quindi crediamo che questo sia un ciclo deflazionistico. Entrambi i recenti mercati deflazionistici al rialzo dell’oro suggeriscono che un prezzo superiore a 3.000 dollari all’oncia possa essere ragionevole. Se misuriamo infatti l’inizio di questo mercato al rialzo dai minimi del 2015, allora si ritrovano analogie con il rialzo del 2001-2008, quando l’oro è aumentato di oltre il 200%”.
“Se si ritiene, come pensiamo noi, che l’attuale stimolo delle banche centrali per combattere gli impatti del virus Covid-19, insieme agli elevati livelli di rischio sistemico, siano simili a quelli della crisi finanziaria globale del 2008, allora 3.400 dollari potrebbero essere un punto di arrivo di questo mercato al rialzo”, ha aggiunto Foster.
Tra i fattori tecnici la debolezza del dollaro
Secondo l’analisi di VanEck, ci sono anche dei fattori tecnici che hanno rafforzato la visione rialzista, come la debolezza del dollaro statunitense, l’incertezza geopolitica e il continuo aumento dei livelli di debito. L’oro, inoltre, potrebbe essere pronto per una buona performance anche nel caso di aumento dell’inflazione, a causa delle massicce misure di stimolo adottate dalle banche centrali e dai governi di tutto il mondo. “Insieme alla persistenza di tassi reali negativi, crediamo che per il futuro vi siano dinamiche molto favorevoli per l’oro e per le azioni aurifere “, ha aggiunto Jan van Eck, ceo della società. “L’oro continua a essere un bene scarso e il fatto che non vi siano state nuove scoperte significative di oro dal 2016 non fa che aumentare la pressione sull’offerta”.
L’analisi di Mps Capital Services
Secondo gli analisti di Mps Capital Services da una parte i fattori a favore (come i tassi reali fortemente negativi negli USA, ma anche l’ interesse crescente degli investitori istituzionali e acquisti in ottica di bene rifugio) spingono per un proseguimento del rialzo a tendere, poiché i tassi reali probabilmente resteranno su livelli bassi se non più bassi, l’incertezza sulla ripresa economica è altissima a causa dell’incognita sull’evoluzione della situazione sanitaria nel prossimo autunno/inverno, così come l’incertezza politica (relazioni Usa-Cina ed elezioni negli Stati Uniti a novembre).
Per gli strategist della banca senese, però, occorre anche considerare, che segnalare target al rialzo rispetto ai valori attuali è diventata una “chiamata di consenso”, con numerose case d’investimento che si sono espresse in tal senso e probabilmente altre istituzioni rivedranno al rialzo i propri target a breve, a segnalare un elevato ottimismo che tuttavia ancora non si è tramutato in vera e propria euforia. Inoltre, la stagionalità è sfavorevole nei prossimi mesi: negli ultimi 10 anni, settembre e novembre sono stati i mesi con le performance medie peggiori dell’anno con le quotazioni che, in particolare a settembre, sono scese 7 volte su 10. “Quindi un consolidamento, prima di un proseguimento è sempre più probabile”, affermano da Mps Capital Services.