Come l’economia italiana potrebbe prepararsi a una seconda ondata di coronavirus
Dal punto di vista economico, la pandemia ha avuto un impatto profondo sul tessuto sociale italiano, come del resto su gran parte delle nazioni a livello globale. La situazione è variata da nazione a nazione perché i dispositivi normativi adottati per contrastare la diffusione del virus sotto il profilo sanitario non sono stati gli stessi. Alcuni Paesi hanno rallentato il “motore produttivo” più di altri e inoltre ciascuno si trova a fare i conti con la situazione economica pre-pandemia. L’Italia in Europa ha fatto da apripista e, per certi versi, da modello per quanto riguarda le misure da applicare e la gradualità con cui renderle più restrittive o permissive. Il risultato economico del cosiddetto “lockdown” italiano è stato contabilizzato dall’ISTAT con un calo produttivo inedito e la Banca d’Italia ha previsto per quest’anno una caduta del PIL del -9,5%. Con la riapertura delle attività, l’economia pian piano si sta riprendendo un po’ ovunque, ma cosa accadrebbe se una seconda ondata dovesse colpire l’Italia? Prima di rispondere a questa domanda facciamo un breve confronto della situazione italiana con il resto d’Europa e gli Stati Uniti per poi offrire alcune riflessioni su una eventuale seconda ondata.
Pandemia economica: Italia, Europa e Stati Uniti a confronto
La “pandemia economica” che ha colpito l’Europa si è diffusa geograficamente di pari passo con l’avanzare del virus fino ad arrivare a una totale chiusura del continente, con le rare eccezioni di Svezia e di poche altre nazioni. Non tutti i Paesi hanno chiuso le attività produttive allo stesso modo: un esempio calzante è quello delle acciaierie, chiuse in Italia durante il lockdown ma non in Germania. I risultati economici dei diversi approcci sono in parte rilevati dalle stime del PIL 2020 fatte dal FMI, secondo il quale la Germania perderà il -7%, la Francia il -7,2%, il Regno Unito il -6,5% e l’Italia il -9,1% (in linea con il dato della Banca d’Italia). In relazione agli Stati Uniti, dove il lockdown è stato applicato solo parzialmente, le ricadute sull’economia sono state nefaste anche oltreoceano. Lo stesso vale per i mercati finanziari, rapidamente contratti e poi ripresi solo nell’ultimo periodo. Tasto dolente resta invece nel cambio valutario EUR/USD, dove l’euro si è rafforzato rispetto al dollaro costringendo quanti investono nel forex trading, ovvero nel mercato internazionale degli scambi valutari, a rivedere le proprie strategie.
Come prepararsi a una seconda ondata?
Investitori e imprenditori hanno così dovuto rivedere le proprie strategie economiche e finanziarie per adeguarsi al nuovo scenario. Incombe ora il rischio di una seconda ondata che potrebbe aggravare ulteriormente la già precaria attività economica dell’Italia e dgli altri Paesi. L’OCSE stima che, nel caso di una nuova chiusura, l’Italia perderebbe 1,48 milioni di posti di lavoro (contro gli attuali 1,15 milioni) entro la fine del 2020. Con l’aumento delle conoscenze riguardanti il Sars-CoV-2, abbiamo ora però a disposizione molti più strumenti, come il piano di contenimento messo a punto dalla Commissione europea che prevede la tracciabilità dei contatti, un numero elevato di test, sorveglianza potenziata e un servizio sanitario pronto ad affrontare una recrudescenza di casi positivi di Covid-19. L’economia italiana e quella europea, in definitiva, possono prepararsi ad affrontare meglio il ritorno del contagio di massa solo proteggendosi da un punto di vista sanitario.
Le armi sono quelle che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi: distanza di sicurezza e dispositivi di protezione. Sarà l’efficienza del sistema di sicurezza sanitaria applicato dall’Italia e dagli altri Paesi a salvare l’economia da un nuovo fermo.