Il Pil crolla del 12,4% nel II trimestre, Italia entra nella recessione più grave dalla Seconda Guerra
L’Italia è entrata nella recessione più grave della sua storia unitaria dopo quella degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Il Prodotto interno lordo (Pil) ha registrato nel secondo trimestre dell’anno un crollo del 12,4% rispetto ai tre mesi prima e del 17,3% su base annua. “Dopo la forte riduzione registrata nel primo trimestre (-5,4%), l’economia italiana nel secondo trimestre 2020 ha subito una contrazione senza precedenti per il pieno dispiegarsi degli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate”, sottolinea l’Istat nel rapporto preliminare sulla congiuntura diffuso oggi.
La caduta del Pil si colloca all’interno di un contesto internazionale dove le principali economie registrano riduzioni di analoga portata a causa del diffondersi della pandemia. L’effetto Covid ha messo in ginocchio la Germania, motore dell’Europa. Qui il Pil è crollato del 10,1% rispetto ai primi tre mesi del 2020, evidenziando la peggior caduta dal 1970 a causa del Covid-19. Non è stata da meno la Francia, dove il Pil ha subito una contrazione del 13,8% nel secondo trimestre dell’anno rispetto ai tre mesi prima. Si tratta di un crollo record, mai rilevato da quando è iniziata la misurazione. E guardando Oltreoceano, il Pil Usa ha mostrato nel secondo trimestre del 2020 un crollo del 32,9% su base annualizzata, al ritmo più forte di sempre. I dati alimentano i timori che una seconda ondata di pandemia, con il continuo aumento dei contagi, possa peggiorare ulteriormente una situazione già drammatica.
Tornando all’Italia, con il risultato del secondo trimestre il Pil fa registrare il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica. La variazione congiunturale del Pil, precisa l’istituto di statistica nazionale, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, all’industria, al complesso dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. Il crollo del Pil è comunque meno forte del previsto. Gli analisti si aspettavano una caduta del 15% su base trimestrale e del 18,7% su base annua.
Secondo l’Istat, la variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,3%. E’ facile prevedere che l’andamento del secondo semestre dell’anno sarà ancora negativo, ma non è certo impresa facile ipotizzare l’entità del calo dell’intero 2020. Secondo l’ultima stima della Commissione Europea la contrazione di quest’anno dovrebbe essere dell’11,2% e sarebbe il calo più pesante registrato dal Pil nella storia dell’Italia unita dopo quelli del 1943 e del 1944. Il Pil italiano (a prezzi costanti 2010) tornerebbe indietro di 23 anni, scendendo a quota 1.440 miliardi, cioè allo stesso livello degli anni 1996-1997.
“Anche ammettendo che il crollo dovuto alla pandemia da coronavirus potesse essere colmato in tempi ragionevolmente brevi – sottolinea Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – rimarrebbe sempre da recuperare il ritardo che già nel 2019 vi era rispetto al 2007, ritardo che segna una pesante interruzione nel percorso secolare di crescita del Pil italiano ed anche una drammatica anomalia rispetto alle altre economie avanzate che hanno superato in pochi anni la crisi del 2008 per continuare poi a crescere fino alla battuta d’arresto del 2020″.