Eni prova a resistere al Covid: conti sopra attese, ma mercato non digerisce taglio dividendo
Che il secondo trimestre 2020 non sarebbe stato facile era ben chiaro, anche se Eni è comunque riuscita a battere le stime. A tal proposito infatti Descalzi ha dichiarato che “considero estremamente positiva la reattività mostrata da Eni nel semestre probabilmente più difficile che l’industria oil&gas abbia dovuto superare nella sua storia. I prezzi sono crollati insieme alla domanda per effetto della crisi sanitaria e delle tensioni geopolitiche. Solo un intervento straordinario dell’OPEC+ ha consentito di riportare un minimo di stabilità nel mercato, mentre la difficile uscita dalla pandemia mostra ancora elevati elementi di incertezza”.
Come detto, i conti sono stati in calo anno su anno ma nettamente sopra le attese degli analisti. Il mercato però non ha reagito positivamente ed Eni oggi cede oltre il 3%. Che cosa è successo? Partiamo con ordine.
Eni ha chiuso il secondo trimestre 2020 con un Ebit adjusted in rosso a 434 milioni, molto meglio delle attese ferme ad un dato negativo di circa 650 milioni (si confronta con i 2,27 miliardi del pari periodo 2019). Se scindiamo questo dato per le divisioni principali, il core business dell’E&P ha generato un risultato negativo di 807 milioni, contro i -430 milioni attesi. Hanno fatto molto meglio delle attese le altre divisioni, in particolare G&P con un dato di 218 milioni contro attese per 10 milioni. Bene anche R&M e chimica, attesi con Ebit adjusted in rosso di 110 milioni e che hanno invece chiuso a 73 milioni.
L’utile netto adjusted è in rosso di 714 milioni, contro attese di 930 milioni, una differenza notevole (562 milioni nel secondo trimestre 2019). La produzione nel quarter è stata pari a 1.713 mgl di boe/g, in linea con le attese a 1.692 mgl di boe/g. Il flusso di cassa netto da attività operativa si è attestato a 1.403 milioni. Nel complesso dunque, i risultati sono stati penalizzati dall’effetto combinato della recessione economica causata dal COVID-19 che ha ridotto la domanda energetica e dalle condizioni di oversupply di petrolio e gas.
Non è piaciuta al mercato la notizia del taglio del dividendo a 0,36 da 0,86. Il mercato si attendeva una sforbiciata al dividendo ma non così importante. Il nuovo dividendo però prevede anche una formula con remunerazione in crescita in funzione del prezzo del brent.
Sul fronte degli investimenti, le capex per il 2020 verranno ridotte più di quanto comunicato in precedenza, ovvero di 2,6 miliardi, contro 2,3 annunciate precedentemente. Crescerà invece la quota di spesa per gli investimenti nella decarbonizzazione, dal 12% al 17% nel periodo 2020-2023.