Banche italiane: nonostante forte riduzione su Npl, restano indietro nel confronto europeo
Quante volte nel corso di questi mesi, caratterizzati dallo scoppio del Covid-19 in Italia, dal contenimento e dalle fase di ripartenza, sono stati chiamati in causa gli impatti economici e finanziari della pandemia. Oggi Consob ha fatto il punto della situazione presentando il rapporto dal titolo “La crisi Covid-19 Impatti e rischi per il sistema finanziario italiano in una prospettiva comparata“. Un’analisi dell’impatto delle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 nel primo semestre 2020 esaminandone l’evoluzione nel contesto sia domestico sia internazionale.
Nel complesso, avverte Consob, i rischi rimangono fortemente al ribasso. “La pandemia non è stata ancora superata e la convivenza con il virus continuerà a generare ripercussioni economiche e sociali più o meno accentuate a seconda della capacità dei paesi colpiti di circoscrivere prontamente i nuovi focolai di infezione e in funzione della ampiezza e della tempestività delle misure di bilancio e di politica monetaria”.
Capitolo banche
Il lungo rapporto stilato dalla commissione guidata da Paolo Savona dedica un capitolo intero al mondo bancario: “Vulnerabilità e rischi per le banche“. In particolare, le banche italiane hanno affrontato questa nuova crisi (dopo quella finanziaria del 2008) da una posizione di maggiore resilienza rispetto a quella precedente le crisi passate. In particolare, i dati relativi alla adeguatezza patrimoniale, alla qualità dell’attivo e alle passività delle banche italiane descrivono condizioni complessivamente più solide di quelle in cui si trovavano alla vigilia della crisi finanziaria globale o del debito sovrano. “Essendo estranee allo shock scatenato dal Covid-19, inoltre, esse potrebbero risultare meglio attrezzate, rispetto al passato, a sostenere una ripresa veloce e robusta”, spiegano da Consob. Secondo le analisi di Banca d’Italia, a dicembre 2019 il livello medio di common equity tier 1 delle banche domestiche significative (ossia quelle sottoposte alla vigilanza Bce) si è collocato al 13,9% delle attività ponderate per il rischio, valore quasi doppio rispetto a quello registrato a fine 2007.
Discorso a parte a livello reddituale, dove non sono sopravvenuti miglioramenti significativi. All’incremento di efficienza connesso ai crescenti sforzi di riduzione dei costi, corrisponde una persistente debolezza dei ricavi derivanti dalla tradizionale attività di intermediazione creditizia (margine di interesse), correlata ai livelli estremamente bassi dei tassi di interesse registrati negli ultimi dieci anni.
Tema Npl e il confronto europeo
Nel corso degli ultimi anni gli istituto di credito hanno realizzato una profonda ricomposizione dell’attivo, innalzandone la qualità. Soprattutto sul fronte della significativa riduzione dell’ammontare di crediti in portafoglio nonperforming (NPL), a seguito di politiche di gestione del rischio più stringenti e di numerose operazioni di cessione di parte delle consistenze di crediti problematici accumulate nel tempo. Nel complesso, però, nel confronto con gli istituti esteri il sistema bancario italiano continua a caratterizzarsi per una più elevata incidenza dei crediti deteriorati sul totale, pari a fine 2019 al 6,7% (al lordo delle rettifiche) a fronte di una media europea del 2,7%.
Le vulnerabilità
Dalla Consob però segnalano che non mancano fattori di vulnerabilità che, con il protrarsi della crisi e l’eventuale insufficienza di misure pubbliche di sostegno all’economia, potrebbero agire da ostacolo alla ripresa. Nonostante le banche italiane siano meglio posizionate rispetto al passato, secondo l’analisi di Consob “non si escludono scenari negativi per il settore bancario qualora la forte contrazione dell’attività economica prevista per il 2020 innescasse diffuse crisi di liquidità e un aumento rilevante del tasso di insolvenza tra le imprese debitrici e crescenti difficoltà delle famiglie a estinguere i propri debiti”. Simili sviluppi “comporterebbero un deterioramento della qualità del credito più o meno accentuato anche in funzione della esposizione ai settori economici più colpiti dalla crisi”.