Recovery Fund, Michel (Consiglio Ue) parla di Mission Impossible. Conte sbotta contro Rutte ‘Mr. No’
All’inizio erano 750 miliardi di euro, suddivisi -nell’impianto originario della proposta presentata dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen -, in 500 miliardi sotto forma di aiuti, grants, sovvenzioni, contributi a fondo perduto, e 250 miliardi sotto forma di prestiti, ergo somme da restituire.
C’è da dire che i 500 miliardi di euro sotto forma di aiuti erano stati bocciati subito dai Paesi Frugali, ovvero da Austria, Olanda, Danimarca, Svezia. Meglio, avevano fatto notare, una ripartizione più equa tra sovvenzioni e prestiti. Magari 375 miliardi in aiuti e 375 miliardi in prestiti. Una soluzione che per paesi come Francia, Italia e Spagna significherebbe un chiaro compromesso al ribasso.
Nel quarto giorno di trattative serrate e per ora molto tese tra i leader Ue, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha proposto così un fondo che eroghi 390 miliardi sotto forma di sussidi e 360 miliardi di euro in prestiti. La notizia della proposta di Michel è stata chiarita dallo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte:
“Michel non ha anticipato null’altro, ma ha detto che proporrà oggi una soluzione con una riduzione dei grants a 400 miliardi e 390 miliardi. La soluzione da 400 miliardi” di aiuti, ha continuato Conte “condurrebbe a un maggiore sconto per i Paesi che ne hanno diritto e quella da 390 miliardi a un minore sconto”.
Certo, il risultato sarebbe inferiore alle aspettative di Conte & Co: con la proposta originaria, l’Italia si sarebbe aggiudicata la fetta più alta di aiuti. La nuova proposta di Michel implica chiaramente meno sovvenzioni all’Italia e più prestiti.
Tuttavia, Conte ha detto anche che “in questo momento ci stiamo avvicinando allo zoccolo duro delle rispettive posizioni e il confronto diventa più risolutivo“. Qualche spiraglio di speranza, insomma, ci sarebbe. Anche perchè, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, “questi prestiti sono comunque più vantaggiosi di quelli del Mes, il Fondo salva Stati che i Cinque Stelle non vogliono perché considerano una versione gentile della Trojka, un commissariamento di fatto. Hanno condizioni migliori, non sono vincolati alla spesa sanitaria. E aver aggiunto altri miliardi a questo capitolo allontana il ricorso al Mes, con quel voto in Parlamento che potrebbe far saltare il governo”. Dunque, alla fine il premier Conte potrebbe decidere di accettare questa soluzione.
Un’apertura alla soluzione 390 miliardi in sovvenzioni e 360 in prestiti sarebbe stata manifestata, stando alle fonti, anche dai cosiddetti Paesi frugali -o tirchi – così come li aveva definiti l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, facendo riferimento al termine francese “radins”.
L’Austria del cancelliere Sebastian Kurz ha parlato di progressi (l’Austria fa parte dell’asse dei Paesi Frugali, asse guidato dal tanto contestato in Italia premier olandese Mark Rutte da cui dipenderebbero anche il trend dei BTP e dunque lo spread BTP-Bund.
Rutte è tornato a parlare proprio poco fa ai giornalisti da Bruxelles, dopo la maratona di trattative continuata ad oltranza nella notte, mostrandosi possibilista su un accordo sul Recovery Fund, allo stesso tempo avvertendo che le trattative potrebbero anche fare flop:
“In alcune occasioni la situazione non è apparsa buona la scorsa notte, ma sento che, nel complesso, stiamo facendo progressi”, ha detto Rutte.
L’impasse in cui si sono impantanati i leader europei è fin troppo ovvia, se si considera che quella di oggi è la quarta giornata di riunioni del Consiglio europeo e se si fa riferimento alle stesse parole del presidente del Consiglio Charles Michel, che ha descritto l’obiettivo di arrivare a una intesa una “Mission Impossible”, ovvero una missione impossibile.
“La mia speranza è che raggiungiamo un accordo e che la notizia…domani (oggi per chi legge) sarà che l’Unione europea ha raggiunto una Mission Impossible. Il mio sincero augurio è questo…dopo tre giorni di lavori ininterrotti”, ha detto Michel. Augurio non esaudito, visto che siamo entrati al quarto giorno di trattative piuttosto infuocate su quello che dovrebbe essere il bazooka europeo anti-coronavirus COVID-19.
Le critiche all’Olanda da parte della politica italiana non potevano mancare. Facendo riferimento su Twitter all’intervista rilasciata all’Huffington Post, l’ex premier Enrico Letta si è così espresso: Il #ConsiglioEuropeo da #problemaItalia deve essere trasformato in #problemaOlanda. Non può da sola bloccare tutto. Non fu permesso a suo tempo nemmeno alla Gran Bretagna. L’opting out mi pare l’unica soluzione se continua così. @HuffPostItalia” (così nel post su Twitter).
Nell’articolo, Letta lo ha auspicato chiaro e tondo: “Spostare lo schema di gioco dal ‘problema Italia’ al ‘caso Olanda’. Non può essere che il 7% d’Europa faccia saltare tutto”. Ancora: “La mia idea è che l’opposizione olandese è talmente ideologica e strutturale che ricorda molto la rigidità britannica di un tempo – ha detto Letta, intervistato da Alessandro De Angelis – Se è così, va trattata allo stesso modo: individuando una forma di opting out che ha consentito la convivenza per un lungo periodo”.
Ovvero? L’ex presidente del Consiglio ha spiegato:
“Opzione di rimanere fuori: si passa dalla condizionalità che loro pretendono per noi, a una opzionalità per loro di rimanere fuori dalle politiche che non condividono. La Gran Bretagna è andata avanti per lungo tempo in questo modo, consentendo al resto di Europa di integrarsi e di fare passi avanti. È accaduto durante tutto il percorso dell’euro e di consolidamento di politiche su cui non era d’accordo”.
E intanto, come riporta Reuters, Rutte è sempre di più il Mr. No, No, No, epiteto che gli è stato affibbiato a seguito del video virale che lo ha ripreso mentre rispondeva a una delegazione di netturbini olandesi , che lo pregava di non dare i soldi “a quegli italiani e francesi”.
In quell’occasione, il premier aveva, di fatto, risposto: “Oh, no, no, no, me ne ricorderò”. Non per niente l’articolo di Reuters spiega il motivo per cui Mark Rutte è diventato l’uomo nero dell’Ue, praticamente il ‘cattivo’, non senza far riferimento alla morale calvinista che è tornata a impregnare il paese nell’ultimo decennio.
Rutte sembra la brutta copia europea di se stesso, in particolare di quando disse Never waste a crisis ovvero “Mai sprecare una crisi”.
Intanto in Italia il Codacons rende noto con un comunicato che, in tema di aiuti europei, presenterà domani un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e alla Commissione Ue contro l’Olanda, paese che, come noto (si legge nella nota) “sta ostacolando in tutti i modi lo stanziamento di risorse in favore della ripartenza economica dell’Italia”.
“I cittadini vogliono chiarezza sui cosiddetti paesi ‘frugali’ che rischiano di affossare definitivamente l’economia italiana al solo scopo di tutelare i propri interessi personali – afferma il presidente Carlo Rienzi – Risulterebbe infatti che proprio l’Olanda sia il paese che sottrae più risorse all’Italia e alle casse statali, 1,5 miliardi di euro solo lo scorso anno, attraverso politiche fiscali controverse praticate dal paese, che creano buchi neri e alimentano l’evasione”.
“In tale direzione -prosegue il comunicato – va l’esposto che sarà presentato domani dal Codacons, affinché sia aperta una indagine sullo Stato olandese alla luce di possibili fattispecie penali e violazione dei principi di cooperazione comunitaria. E di fronte all’inaccettabile comportamento dell’Olanda che mira ad accrescere le proprie casse a danno dell’Italia, il Codacons lancia il boicottaggio delle aziende e dei prodotti olandesi, invitando i consumatori a non acquistare beni prodotti in Olanda, come formaggi, birre, bevande e fiori”.