Notiziario Notizie Italia Università: le discipline STEM sono tra le più richieste dalle aziende, ma in pochi le scelgono

Università: le discipline STEM sono tra le più richieste dalle aziende, ma in pochi le scelgono

17 Luglio 2020 14:29

L’innovazione tecnologica sta rivoluzionando il mercato del lavoro, determinando un incremento nella ricerca di profili STEM, ovvero nelle discipline di Scienza, Tecnologia, Engineering (ingegneria) e Matematica. Basta pensare anche a come la pandemia e il successivo lockdown abbiano fatto emergere alcune importanti lacune, come il digital divide tra istituzioni e abitazioni e, in alcuni casi, una scarsa alfabetizzazione digitale di insegnanti, famiglie e addirittura studenti.

È certamente presto per misurare l’impatto che la pandemia da Covid-19 avrà sulla percezione e sull’appeal delle discipline e professioni STEM, ma la crisi sanitaria e la digitalizzazione del mondo accademico e professionale potrebbero ravvivare l’interesse verso questo ambito e portare nuova linfa al settore, anche con una revisione delle mansioni legate alla digitalizzazione.

Peccato, però che a questa crescita non corrisponda un aumento di studenti e laureati con un background di carattere scientifico e informatico. In pochi scelgono queste discipline e così circa un’azienda su quattro (23%) non riesce a trovare profili STEM nel momento del bisogno, secondo l’indagine di Deloitte “RiGeneration STEM, le competenze del futuro passano da scienza e tecnologia”.

 

I profili STEM più difficili da reperire dalle aziende

 

“Le materie STEM sono il futuro: saranno, infatti, le discipline tecniche e scientifiche a plasmare il mondo di domani – sostiene Paolo Gibello, presidente Fondazione Deloitte – Le imprese se ne sono accorte da anni, ma non è accaduto lo stesso tra i giovani italiani, che, nella maggioranza dei casi, continuano a puntare su una formazione non STEM”. Perchè?

Il gap tra domanda e offerta
In Italia, solamente 1 studente universitario su 4 è iscritto a facoltà STEM (il 27% del totale), e queste risorse non mostrano un incremento significativo negli anni. Inoltre, di questi studenti, solo 1 su 10 è iscritto alle facoltà che rispondono appieno alle esigenze professionali emergenti. Nonostante esista un potenziale bacino di studenti interessati alle materie tecnico-scientifiche, una percentuale rilevante di questi ultimi ha cambiato rotta nel momento decisivo di iscrizione: 2 studenti NON STEM su 5, e 1 giovane occupato su 3, hanno infatti dichiarato di avere avuto un interesse verso le discipline STEM, che non si è mai concretizzato.

Ma quali sono i motivi che allontanano i giovani dalla scelta di percorsi formativi STEM? Nel passaggio all’Università, oltre alla passione e alle proprie capacità, viene valutata anche la possibilità di raggiungere la professione ambita. Ebbene, i giovani associano al percorso STEM delle professioni evidentemente poco ambite, in particolare il professore sottopagato, lo scienziato premio Nobel, o l’informatico nerd.

Non solo. Esistono ancora degli stereotipi di genere. Dalla ricerca emerge infatti che nell’universo femminile vi è un’elevata percezione di disallineamento di interesse rispetto ai contenuti (per il 66% delle donne contro il 59% degli uomini) e di inadeguata formazione (per il 24% donne contro il 16% degli uomini). E se aziende e professori non riscontrano alcun gap di genere nelle performance, ben 1 giovane occupato in ambito STEM su 3 ritiene che il proprio lavoro sia più adatto alle capacità degli uomini.