Eni: la pandemia accelera la transizione energetica. Nei prossimi dieci anni via dalle tradizionali raffinerie
La pandemia Covid-19 sarà un fattore che determinerà un’accelerazione della transizione energetica di ENI. A sostenerlo nel corso di un’intervista a Bloomberg il CEO Claudio Descalzi secondo cui nel suo piano industriale, Eni prevede di investire 4,9 miliardi tra il 2020 e il 2023 in progetti low carbon che le permetteranno di raggiungere 1 MTPA di capacità di bioraffinazione (IRR=15%) e 3GW di rinnovabili oltre a finanziare altri progetti ricomprendono anche la chimica verde, l`idrogeno e CCS.
ENI: con il Covid accelera la transizione green
“Invece di rallentare, vediamo Covid come una ragione per accelerare la transizione verso un’energia a basse emissioni di carbonio”, sostiene Descalzi. Nel mese di febbraio, Eni ha fissato obiettivi climatici più severi, per cui il colosso italiano dell’energia si è impegnato a ridurre le emissioni nette dell’80% nel 2050. Meno di due settimane dopo, l’Italia è diventata il primo paese europeo ad imporre un blocco per frenare la diffusione del coronavirus. A seguire altri paesi, mandando la domanda di petrolio e i prezzi in caduta libera. Mentre il consumo di benzina e di gasolio nel paese è ora in fase di recupero, le bioraffinerie dell’Eni non sono state colpite dalla pandemia.
Ottimismo esprime Descalzi secondo cui le bioraffinerie hanno un tasso di rendimento del 15%, che è “non male” secondo il CEO. In origine, la società aveva pianificato di finanziare i suoi nuovi progetti sulle energie rinnovabili con il free cash flow del petrolio ma in seguito all’impatto della pandemia sui prezzi, l’azienda è ora alla ricerca di nuovi modi per finanziare i progetti. Eni prevede di spendere 4,9 miliardi di euro tra il 2020 e il 2023 d con il petrolio a circa 40 dollari al barile, “non taglieremo la spesa a basso tenore di carbonio”, ma invece ci sarà il taglio di petrolio e gas dal 35% al 40% quest’anno dice Descalzi.
Secondo l’amministratore delegato Eni “raggiungerà l’obiettivo dell’Europa di raggiungere lo zero netto entro il 2050” e oltre a convertire le raffinerie in bioraffinerie, l’azienda si occuperà delle dismissioni come parte delle sue emissioni e la vendita di attività marginali in alcuni paesi che includono “forse gli Stati Uniti”.
La view di Equita Sim
Riteniamo che la spesa sugli investimenti green, sostengono gli analisti di Equita Sim, avrebbe un costo del capitale decisamente inferiore rispetto al business degli idrocarburi. L`accelerazione nel percorso di decarbonizzazione di ENI sarebbe un fattore positivo per il titolo. La discesa dei prezzi del greggio e del gas non permette però di avere la flessibilità finanziaria necessaria per incrementare significativamente il budget nei progetti low carbon, senza rivedere l`attuale livello di dividendo – una riduzione del 20%-30% appare probabile già in sede di risultati del secondo trimestre 2020.