News Notiziario Notizie Italia Eni: rivisto scenario prezzi lungo termine, confermata strategia decarbonizzazione

Eni: rivisto scenario prezzi lungo termine, confermata strategia decarbonizzazione

7 Luglio 2020 08:48

Eni ha rivisto lo scenario prezzi di lungo termine alla luce delle discontinuità di mercato dovute allo scoppio del Covid-19, ma ha al tempo stesso confermato la strategia di decarbonizzazione con le relative azioni di implementazione, con possibili accelerazioni. Lo si apprende in una nota del gruppo guidato da Claudio Descalzi nella quale si precisa che lo scenario prezzi Brent di lungo termine a partire dal 2023 è stato fissato a 60 dollari al barile (in termini reali), rispetto ai precedenti 70 dollari.

L’amministratore delegato Claudio Descalzi conferma “la strategia finalizzata a far diventare Eni leader nella decarbonizzazione, nonostante gli impatti di ampia portata che la pandemia Covid-19 sta avendo sull’economia e sul gruppo. Possibili accelerazioni del percorso sono in corso di valutazione. Questo ci consentirà di ottenere un miglior bilanciamento del portafoglio, riducendone l’esposizione alla volatilità dei prezzi degli idrocarburi, e di coniugare gli obiettivi di redditività e di sostenibilità che Eni si è posta”. Il manager aggiunge che “la revisione dello scenario, maturata a quattro mesi dall’inizio della pandemia, proietta le nostre aspettative sui prezzi futuri e sarà il nuovo riferimento per le valutazioni sull’allocazione delle nostre risorse”.

In attesa dei risultati finanziari, che verranno diffusi al mercato il 30 luglio prossimo, Eni prepara svalutazioni per circa 3,5 miliardi di euro. “A oggi, sulla base delle informazioni disponibili e dello stato corrente dei processi valutativi, nel secondo trimestre il management stima di rettificare i valori d’iscrizione delle attività non correnti, comprese imposte differite attive, per un valore post tasse di circa 3,5 miliardi di euro a cui è applicabile un range di approssimazione di +/- 20% – si legge nella nota -. Il valore centrale corrisponde a una riduzione limitata, 4% circa, delle attività non correnti”.