Mps, al via la ‘bad bank’: ceduti 8 mld di crediti deteriorati. Ora aumenta appeal speculativo
Dopo le indiscrezioni che si sono rincorse ieri è arrivato il via libera da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) e Amco, full-service credit management company, interamente partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, al progetto della cosiddetta bad bank. Le due società hanno approvato la “scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di Amco di un compendio composto da crediti deteriorati (Npe), attività fiscali, altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto”. Il progetto, si legge nel comunicato, “è subordinato al verificarsi di una serie di condizioni, prima fra tutte la positiva valutazione da parte della Banca Centrale Europea (Bce) che dovrà analizzare anche gli impatti e la sostenibilità patrimoniale dell’operazione per Mps”.
Nel dettaglio, l’operazione prevede la scissione di circa 8 miliardi di crediti deteriorati (59% Npl e 41% Utp). Sono pari a quasi 4,8 miliardi le sofferenze e 3,34 miliardi di Utp. I titoli obbligazionari e azionari, spiega la nota del gruppo senese, sono per un valore contabile pari a 5 milioni; contratti derivati per un valore contabile pari a 1 milione e attività fiscali differite (Dta) per un valore netto contabile pari a 104 milioni.
Per Mps questa operazione comporterà “un avanzamento nel piano di de-risking con un gross Npe dal 12,4% al 4,3% e un Texas ratio da circa 86% a 43% (pro-forma su dati al 31 dicembre 2019); una riduzione di alcuni ratio patrimoniali: Cet1 Phase-in dal 14,7% al 13,3%; Cet1 Fully Loaded dal 12,7% all’11,1 % (proforma su dati al 31 dicembre 2019); e recupero di redditività grazie al minor costo del credito e al miglioramento del costo del funding”. Mentre il deal permette ad Amco “la prosecuzione nel percorso di crescita, raggiungendo 33,4 miliardi di euro di asset under management adjusted a giugno 2020, distribuiti su tutto il territorio nazionale; e il consolidamento della leadership nel comparto degli Utp (inadempienze probabili) in Italia, con una gestione volta alla sostenibilità dell’impresa”.
Amco emetterà nuove azioni con un rapporto di cambio pari a 0,4000 azioni di Amco di nuova emissione per ogni azione di Mps che sarà oggetto di annullamento. “Il criterio di distribuzione prevede che il Mef contribuisca al 90% al patrimonio di Mps trasferito nel compendio, in cambio di azioni Amco”, ricordano gli analisti di Equita aggiungendo che “ai soci di minoranza è riservata la possibilità di non concedere azioni Mps in cambio di azioni Amco. In tale caso (opzioni asimmetrica), gli azionisti – che non vedranno annullate le proprie azioni Mps – beneficeranno di un incremento della propria partecipazione in Mps (conseguente all’annullamento delle azioni in capo al Mef). Equita ritiene che “questa eventualità come la più probabile e nel caso di esercizio integrale dell’opzione asimmetrica il Mef si diluirebbe al 64% (dal 68%)”.
Quanto alle tempistiche le assemblee straordinarie di Mps e Amco sono previste entro settembre 2020 trascorsi almeno 30 giorni dal rilascio dell’autorizzazione da parte della Bce. La scissione dovrà essere stipulata entro il 15 novembre ed è subordinata all’autorizzazione Bce. “Notizia positiva in quanto il deal, a fronte di una sostanziale neutralità sul Teps, comporta una significativa pulizia dell’attivo di Mps e ne aumenta l’appeal speculativo in quanto favorirebbe un possibile scenario di aggregazione”, commentano gli analisti di Equita che mantengono la raccomandazione hold (tenere in portafoglio) sul gruppo bancario senese, con target price di 1,3 euro. A Piazza Affari Mps inizia la giornata controtendenza, mostrando una crescita di quasi il 3% a 1,66 euro all’indomani del deal con Amco.