Finanza Notizie Italia Deloitte: arte, asset class sempre più legata alla gestione patrimoniale  

Deloitte: arte, asset class sempre più legata alla gestione patrimoniale  

3 Giugno 2020 15:19

 

L’arte come asset class è sempre più legata alla gestione patrimoniale. È questa una delle tendenze che emerge dall’ultimo report che Deloitte ha condotto con ArtTactic. Nel dettaglio, l’86% dei gestori patrimoniali interpellati dichiara, infatti, di includere nei servizi offerti la gestione di beni artistici e da collezione. Un dato che risponde anche alla volontà espressa dagli stessi collezionisti (81%) sia di essere guidati in questa direzione che di avere report consolidati.

Se si parte dalla prospettiva del wealth manager, family officer o private banker l’obiettivo è quello di avere sempre più un approccio olistico nei confronti dell’arte intesa come asset class, con la possibilità di avere diversi servizi, come ad esempio la valutazione delle opere d’arte, art advisory, gestione delle collezioni, consulenza sugli aspetti regolamentari ed ereditari, in grado di differenziare l’offerta e generare e rafforzare relazioni con i propri clienti in un contesto di mercato estremamente competitivo.

Certo, quello dell’arte e dei beni da collezione resta un settore circoscritto che anzi vede con sospetto l’ampliamento dell’offerta che porta ad un aumento nelle valutazioni e nei prezzi. Secondo lo studio, solo il 34% dei gestori nel corso dell’ultimo anno ha avuto più richieste di consulenza in materia di tassazione, pianificazioni finanziaria, etc mentre è tornato in auge (54%) il concetto di diversificazione del portfolio e l’arte filantropica rimane un campo di attenzione anche per i prossimi 12 mesi (51%) a fronte di un panorama complessivo, che al tempo della indagine era già percepito più incerto rispetto agli anni passati.

I trend del 2019 e scenari post Covid-19

Nel corso del 2019 il mercato ha confermato l’elevato l’interesse per i lotti top quality, la cui disponibilità si è tuttavia ridotta rispetto al biennio 2017-2018, con un conseguente calo dei fatturati complessivi (-18,6% a/a per il settore della pittura e al -6,1% a/a per il comparto degli altri beni da collezione, i così detti Passion Assets). Non si sono tuttavia registrate tendenze negative in relazione al numero delle transazioni, che si mantiene sui livelli degli scorsi anni. Questo è possibile anche grazie al crescente numero di nuovi acquirenti attivi sulle piattaforme online. Ma cosa ha contribuito a questo trend? Innanzi tutto, il clima di cautela generato dalle guerre sui dazi e dalle turbolenze relative ai regimi fiscali di alcune aree di grande importanza per il settore, che ha reso il mercato dei beni da collezione maggiormente riflessivo, sia nell’acquisto, sia nella vendita. Nonostante i trend al ribasso, qualità, provenienza e voglia di novità hanno continuato ad orientare gli acquisti, sia per i collezionisti più esperti, sia per i nuovi acquirenti, a dimostrazione della crescente maturità del settore.

Buttando lo sguardo oltre, “indipendentemente dall’impatto che la pandemia Covid-19 potrà avere sulle future aste in luoghi fisici e sulle nuove modalità di gestione del mercato nel ‘new normal’, le conseguenze degli avvenimenti politici ed economici con cui si è chiuso il 2019, fanno ritenere plausibile attendersi una crescita dell’importanza di Parigi per il mercato delle aste su scala internazionale, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea”.

Si rileva inoltre crescente attenzione da parte dei legislatori alla necessità di regolamentare un mercato dell’arte da sempre caratterizzato da scarsa trasparenza e standard non uniformi. Resta, infine, indiscusso il potere dei nuovi strumenti tecnologici, che stanno ampliando il bacino di interessati al settore e riducendo l’asimmetria informativa che da sempre lo caratterizza e che sono diventati una necessità nel “new normal” determinato dal Covid-19.