Notiziario Notizie Italia Industria vinicola italiana ai tempi del Covid-19: quadro peggiore a quello del 2009

Industria vinicola italiana ai tempi del Covid-19: quadro peggiore a quello del 2009

27 Maggio 2020 10:51

Le aziende vinicole prevedono di subire nel 2020 un calo delle vendite con una flessione addirittura superiore al 10% a causa del lockdown e la caduta del commercio mondiale stimata dalla World Trade Organization tra il 15% e il 30%. Così emerge dall’Indagine sul settore vinicolo nazionale e internazionale realizzata dall’Area Studi di Mediobanca riguardante 215 principali società di capitali italiane con fatturato 2018 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati pari a 9,1 miliardi di euro, e 14 imprese internazionali quotate con fatturato superiore a 150 milioni di euro che hanno segnato ricavi aggregati pari a 5,7 miliardi di euro.

L’industria vinicola italiana pre e post COVID-19

Se i dati preconsuntivi relativi al 2019 indicano che i maggiori produttori italiani hanno chiuso lo scorso anno con una crescita del fatturato dell’1,1%, il quadro che emerge per l’industria vinicola italiana dopo il Covid-19 è peggiore a quello del 2009, quando il 60,6% delle imprese vinicole subì un calo di vendite con una flessione del fatturato del 3,7% e con cadute oltre il 10% che riguardarono il 24,2% delle imprese. Guardando alla tipologia di prodotto, sono i produttori di vini spumanti a esprimere attese meno negative rispetto a quelli di vini non spumanti. Tra i primi, il 55,5% prevede perdite di fatturato con una contrazione dell’export del 41,2%; quota che sale oltre il 65%, sia per perdite di fatturato che export, per i secondi.

L’indice di borsa delle società vinicole

Da gennaio 2001 al 3 aprile 2020 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 222,5%, al di sopra delle Borse mondiali (+129%). Secondo l’indagine, la capitalizzazione complessiva delle 52 società che compongono l’indice è migliorata dell’8% tra marzo e dicembre 2019, per poi subire una brusca perdita del 30% nel 1° trim 2020 a seguito del COVID-19 scendendo, a fine marzo 2020, a 35,8 miliardi di euro (rispetto ai 47,4 miliardi del marzo 2019), bruciando in tre mesi quasi l’intera crescita dell’ultimo quinquennio.