Petrolio in corsa, la sfiammata dura poco. Contro shock offerta e dipendenza Russia l’AIE lancia piano taglio consumi
La sfiammata dei prezzi del petrolio WTI e Brent è durata poco. In un mercato in cui la costante, in tempi di guerra, è la volatilità, le quotazioni dell’oil scambiate a New York e a Londra tornano a segnare importanti rally, prezzando di nuovo la paura di uno shock petrolifero, alimentato dal fattore Russia.
Incide anche l’avvertimento lanciato lo scorso venerdì dall’AIE, Agenzia internazionale dell’Energia, che ha invocato un cambio di rotta per la domanda di petrolio:
“A causa dell’orribile aggressione della Russia contro l’Ucraina, il mondo potrebbe star vivendo il più grande shock dell’offerta di petrolio degli ultimi decenni, con conseguenze enormi per le nostre economie e società – ha detto il direttore esecutivo dell’agenzia Fatih Birol, nel lanciare l’ EIA-10 Point Plan, piano in 10 punti che punta a limitare il consumo globale di petrolio, benzina e carburanti vari.
Si inizia a parlare insomma seriamente della necessità che, di fronte a un’offerta in bilico, i consumatori vengano educati ad adottare un atteggiamento contro lo spreco di materie prime.
“I paesi membri dell’AIE si sono fatti già avanti per sostenere l’economia globale con un rilascio iniziale di milioni di barili di scorte di emergenza di petrolio, ma possiamo anche agire sulla domanda, per evitare il rischio di un crunch paralizzante del petrolio – ha spiegato Birol, nel comunicato stampa con cui ha annunciato i provvedimenti a suo avviso necessari – Il nostro piano in 10 punti dimostra che ciò può essere possibile, con misure già testate e collaudate in diversi paesi”.
La nota rimarca insomma come interventi pratici da parte dei governi e dei cittadini delle economie avanzate e oltre, possano garantire riduzioni significative dei consumi di petrolio nell’arco di mesi, abbassando il rischio di un importante crunch dell’offerta.
“Questi sforzi ridurrebbero la sofferenza dei rincari che i consumatori di tutto il mondo stanno patendo, diminuirebbero i danni all’economia, taglierebbero le entrate che la Russia riceve con gli idrocarburi, portando la domanda di oil in un percorso più sostenibile”.
Viene ricordato, infatti, che la “riduzione della domanda di petrolio non dipende solo dai governi nazionali“, : “diverse misure possono essere adottate direttamente da altri strati del governo – a livello statale, regionale o locale – o anche solo su base volontaria da parte di cittadini e aziende, che così possono risparmiare soldi e al contempo mostrare solidarietà al popolo dell’Ucraina”.
I benefici sarebbero innegabili:
“Se adottato in pieno dalle economie avanzate, le misure raccomandate dal nuovo piano in 10 punti dell’AIE volte a tagliare l’utilizzo del petrolio potrebbero abbassare la domanda di oil di 2,7 milioni di barili al giorno entro l’arco di quattro mesi – quantità equivalente alla domanda di oil per tutte le auto in Cina. Ciò ridurrebbe in modo significativo i potenziali sforzi in un momento in cui una grande quantità di forniture russe potrebbe non essere più disponibile sul mercato, e mentre la stagione del picco della domanda dei mesi di luglio e agosto si sta avvicinando. Le misure – recita ancora il comunicato – avrebbero un impatto ancora maggiore se venissero adottate in parte o a pieno anche nelle economie emergenti“.
Di seguito i 10 punti consigliati caldamente dall’EIA:
- Abbassare i limiti di velocità sulle autostrade di almeno 10 km all’ora. L’impatto sarebbe di un risparmio di 290.000 barili al giorno di petrolio nel caso delle macchine, e di altri 140.000 barili al giorno di petrolio per i camion.
- Lavorare da casa fino a tre giorni la settimana ove possibile. Impatto: un giorno di smart working a settimana garantirebbe un rispamio di 170.000 barili al giorno, mentre tre giorni di lavoro da casa garantirebbero un risparmio di 500.000 barili al giorno.
- Istituire nelle città le domeniche ecologiche. Impatto: se la misura venisse varata tutte le domeniche del mese, il risparmio sarebbe di 380.000 barili al giorno; nel caso di una sola domenica ecologica al mese, sarebbe di 95.000 barili al giorno.
- Rendere l’utilizzo dei trasporti più conveniente e incentivare la micro-mobilità, le passeggiate a piedi e in bicicletta: così il risparmio sarebbe di 330.000 barili al giorno.
- Alternare l’accesso di macchine private alle strade nelle grandi città. Risparmio: 210.000 barili al giorno.
- Aumentare il car sharing e adottare misure per ridurre l’utilizzo dei carburanti. Riparmio: 470.000 barili al giorno.
- Promuovere la guida efficiente per i camion che trasportano merci e per la consegna di beni. Risparmio: 320.000 barili al giorno.
- Utilizzare treni ad alta velocità e notturni invece degli aerei ove possibile. Risparmio: 40.000 barili al giorno.
- Evitare i viaggi di affari in aereo laddove esistano opzioni alternative. Risparmio: 260.000 barili al giorno.
- Rafforzare il ricorso ad auto elettriche e a veicoli più efficienti. Risparmio: 100.000 barili al giorno.
L’AIE specifica che gli impatti previsti sono di breve termine e riflettono il rispetto eventuale delle disposizioni da parte delle economie avanzate, laddove fattibile e culturalmente accettabile.
“La Francia e tutti i paesi europei devono porre fine alla loro dipendenza dai conbustibili fossili, in particolare da quelli russi, il prima possibile – ha detto Barbara Pompili, ministra per la Transizione ecologica della Francia, commentando l’annuncio dell’agenzia – E’ una necessità assoluta, per il clima ma anche per la nostra sovranità energetica. Il piano proposto dall’AIE offre alcune idee interessanti, alcune delle quali sono in linea con le nostre, tese a ridurre la nostra dipendenza dal petrolio”.
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I prezzi del petrolio sono tornati a salire, con quelli del Brent e del WTI che riportano un rally superiore a +4%, avanzando rispettivamente a $112 e $109 al barile.
Il petrolio sta scontando anche la notizia degli attacchi sferrati dai ribelli Houthi contro l’Arabia Saudita, che hanno colpito un impianto di gas naturale liquefatto, un impianto di desalinizzazione dell’acqua, un impianto di petrolio e di elettricità.
L’impianto di LNG della città portuale Yanbu è gestito da Saudi Arabian Oil Co, meglio conosciuta con il nome di Saudi Aramco. Non ci sono ancora dettagli sui danni reali che gli attacchi, avvenuti con missili e droni, hanno provocato nelle aree interessate.
Tornando al trend del petrolio, dall’inizio della guerra, scattata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio scorso, l’elevata volatilità presente sui mercati ha portato i prezzi a volare prima fino a nuovi valori record – con il Brent che è balzato fino a un passo da quota $140, sulla scia della paura della possibile decisione di Putin di chiudere i rubinetti di petrolio e gas da cui è dipendente soprattutto l’Europa, e del timore, anche, degli effetti dell’embargo lanciato dagli Stati Uniti– e poi a precipitare di oltre il 20% la scorsa settimana, fino a bucare la soglia di $100. Soglia che è stata poi prontamente riagguantata già verso la fine dell’ultima settimana.