Imprese a rischio chiusura: 100mila artigiani in meno, costi riapertura troppo alti per 80% Pmi
Nei primi tre mesi dell’anno, 11mila imprese artigiane hanno chiuso i battenti. Ma il peggio deve ancora arrivare, con l’effetto economico negativo del Covid che si farà sentire con maggiore intensità nei prossimi mesi. Tanto che la CGIA stima entro fine anno la chiusura di 100mila imprese artigiane, con la perdita di 300mila posti di lavoro. “Non è da escludere che entro la fine dell’anno lo stock complessivo delle imprese artigiane presente nel paese si riduca di quasi 100 mila unità, con una perdita di almeno 300 mila posti di lavoro”, ha detto il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo. All’allarme si è unita anche Unimpresa, secondo cui i costi di riapertura sono troppo alti per l’80% delle piccole e medie imprese italiane, che rischiano così il fallimento.
La crisi viene da lontano: negli ultimi 11 anni perse quasi 200mila aziende artigiane
L’entità della contrazione dipenderà dalle misure di sostegno che verranno introdotte dal governo nei prossimi 2-3 mesi. La CGIA torna a ribadire la necessità di erogare importanti contributi a fondo perduto e di azzerare per l’anno in corso le imposte erariali, come l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni, per evitare che entro la fine del 2020 si registri una ulteriore moria di tantissime botteghe artigiane, tenendo conto che negli ultimi 11 anni lo stock delle imprese artigiane è crollato di quasi 200 mila unità.
“L’artigianato ha bisogno di sostegno perché è l’elemento di coesione sociale del nostro sistema produttivo. Se spariscono le micro imprese, rischiamo di abbassare notevolmente la qualità del nostro made in Italy”, ha sottolineato il segretario della CGIA, Renato Mason, secondo cui ci sono troppi provvedimenti che rischiano di disperdere in tanti rivoli le risorse messe a disposizione. Anche i tanto attesi contributi a fondo perduto introdotti con il Dl Rilancio a favore delle piccole attività, rischiano di non sortire gli effetti sperati.
Costi riapertura troppo alti per 80% Pmi
Le spese della cosiddetta Fase 2 sono troppo alte e potrebbero impedire la ripresa della maggior parte delle attività economiche: almeno l’80% delle piccole e medie imprese italiane preferirà restare chiusa oppure potrebbe essere costretta a farlo nell’arco di poche settimane. Tra acquisti per i dispositivi di sicurezza anti Covid, norme per la sanificazione dei locali, regole per la gestione dei fornitori, messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, oneri burocratici e adempimenti continui – specie per le imprese a contatto con il pubblico – il costo della ripartenza si sta trasformando in un ostacolo insormontabile che allontana la prospettiva di tornare con i conti in utile. È quanto emerge da un sondaggio che il Centro studi di Unimpresa.
“Probabilmente assisteremo a una catastrofe economica, perché la liquidità scarseggia, le banche non erogano i finanziamenti garantiti dallo Stato e gli incassi, con le limitazioni continuamente imposte, non saranno mai sufficienti a tenere in piedi le imprese”, afferma il presidente onorario di Unimpresa, Paolo Longobardi.