Recovery Fund: è come un piano Marshall, ma troverà oppositori come per coronabond (analisti)
Tiene banco sui mercati la proposta franco-tedesca sul Recovery Fund da 500 mld di euro. Iniziativa presentata ieri e ben accolta ad esempio dall’Italia che potrebbe essere tra i principali beneficiari. Oggi sorgono i primi dubbi anche alla luce del timore che alcuni paesi quali Austria e Olanda si oppongano.
“Riteniamo che la proposta franco-tedesca sia un importante passo in avanti nell’architettura istituzionale europea- commenta Andreas Billmeier, sovereign research analyst di Western Asset (Gruppo Legg Mason) – . Se adottato così come è stato delineato, il recovery fund avrebbe un peso simile a quello che il piano Marshall ebbe a cavallo tra gli anni ’40 e ’50. Il focus sui settori e le regioni più colpite garantisce la flessibilità per finanziare la ‘vecchia Europa’, invece che i beneficiari abituali del centro ed est Europa sotto il normale indirizzo di coesione e convergenza europeo”.
Il rischio è che la proposta non convinca quei paesi membri che si erano opposti ai ‘coronabond’. “Visto l’esplicito impegno a una tassazione equa delle aziende e della digital economy per recuperare parte delle spese – argomenta l’esperto di Western Asset – prevediamo anche che i paesi con regimi fiscali molto competitivi si opporranno”. Detto ciò, Andreas Billmeier rimarca come la caratteristica saliente di questa proposta è che la Germania e la Francia, storici motori del progresso dell’integrazione europea, stanno finalmente spingendo di nuovo nella stessa direzione elevando notevolmente la capacità di prestito della Commissione. Non è l’equivalente europeo del compromesso di Hamilton del 1790, perché l’Unione non prenderà su di sé qualsiasi debito, ma qualcosa di simile.