Pacchetto fiscale UE: i punti chiave rimangono senza risposta, rischio debito per l’Italia
L’accordo raggiunto la scorsa settimana tra i ministri delle Finanze europei “è probabilmente la soluzione migliore, considerando le grandi differenze tra gli Stati membri e l’elevato grado di politicizzazione del dibattito. A partire da questa settimana, la valutazione delle ricadute politiche ed economiche dell’accordo sarà al centro dell’attenzione. I riflettori saranno puntati sulle linee di credito del MES: ogni paese potrà ottenere fino al 2% del PIL, ma dovrà richiederlo e accettare le relative condizioni (molto leggere). Questo è però politicamente critico in Italia, poiché il Movimento 5 Stelle, elemento di peso nella coalizione, è del tutto contrario a qualsiasi condizionalità”. E’ di questo parere Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments.
Il governo italiano può decidere di non attivare tale meccanismo, optando invece per un aumento del deficit 2020. “Questo sarebbe rischioso dato il livello del debito, e lascerebbe l’Italia in attesa del supporto del Temporary Recovery Fund, la cui definizione è solo nelle fasi iniziali: l’incontro di giovedì scorso ha fornito pochissime indicazioni sulle sue dimensioni e soprattutto su come sarà finanziato”, sottolinea l’esperto a distanza di qualche giorno dalla riunione dell’Eurogruppo. “Tutto ciò attribuisce alla Bce un ruolo ancora più cruciale – aggiunge Paolo Zanghieri -. La Bce stima che l’Area Euro avrà bisogno fino a 1,5 trilioni di euro per affrontare la crisi; data la ripetuta richiesta della banca centrale di un adeguato sostegno fiscale, e il precedente stabilito dalla Fed, è molto probabile che le dimensioni dell’attuale programma straordinario di acquisto di obbligazioni (oggi pari a 750 miliardi di euro) saranno rapidamente aumentate”.