Benzina: petrolio in caduta libera ma prezzi alla pompa solo in leggero calo. Perché?
La crisi mondiale causata dal coronavirus ha fatto crollare il prezzo del petrolio che da gennaio segna un ribasso di oltre il 60%. E la fiammata di ieri, non ha certo invertito una tendenza in forte discesa. Eppure sulla benzina gli effetti di questa caduta sono piuttosto risicati, con diminuzioni dei prezzi al consumo che non superano il 10%. Perchè? Una risposta cerca di darla Altroconsumo che ha avviato un’indagine sul fenomeno, sottolineando come rispetto al resto d’Europa, il prezzo industriale dei carburanti in Italia resti il terzo più caro, dopo Malta e Finlandia.
Petrolio in picchiata, ma benzina non si scompone
L’andamento del prezzo della benzina in Italia continua a presentare anomalie. Da ormai diverse settimane, infatti, il prezzo del petrolio è ai suoi minimi storici e questo dovrebbe avere un impatto piuttosto evidente anche sul costo dei carburanti. Le quotazioni del greggio si aggirano intorno ai 25,6 dollari al barile, per avere un’idea più precisa di quanto il suo prezzo sia diminuito, basti pensare che dieci anni fa si attestava sui 108,28 dollari e, nel corso del decennio, il minimo è stato toccato nel gennaio 2016 con 28,73 dollari al barile. Situazione che dovrebbe riflettersi anche sul prezzo della benzina alla pompa, eppure così non è.
Il prezzo alla pompa ha subito diminuzioni che in nessun caso superano il 10%, ha rilevato Altroconsumo, che sottolinea come sul prezzo finale incide pesantemente la componente fiscale che, soprattutto per quanto riguarda l’accisa, è fissa. Tuttavia, anche se si considera il solo prezzo industriale, cioè quello che si paga al netto delle tasse, la situazione non cambia particolarmente: si passa da 0,61 euro del 16 gennaio a 0,51 euro del 1° aprile 2020. La diminuzione percentuale raddoppia, è vero, ma rimane piuttosto esigua (del 16%), contro una diminuzione della materia prima che, come abbiamo visto, è di oltre il 60%: quindi tre volte tanto.
Prezzi carburanti in Italia i terzi più cari d’Europa
Il confronto tra lo scenario italiano e quello degli altri Paesi fa emergere un divario piuttosto netto. Secondo le ultime rilevazioni di Altroconsumo, infatti, il prezzo industriale praticato in Italia risulta essere il terzo più alto in tutta Europa, dopo Malta e Finlandia. A gennaio, invece, i paesi che praticavano prezzi industriali più alti dell’Italia erano ben 11, segnale che la diminuzione è stata più sensibile altrove rispetto che qui. “Questo dato risulta ancora più paradossale se si considera che siamo tra i maggiori produttori di carburante in Europa e che la quasi totalità del nostro fabbisogno (e parte anche di quello europeo) viene soddisfatto da carburante prodotto in Italia – conclude Altroconsumo – Dati alla mano è evidente che la situazione del carburante in Italia stia seguendo dinamiche piuttosto strane”.