Giappone: settore manifatturiero zavorrato da effetti COVID-19. Tonfo produzione a record da tsunami 2011
Diffusa la lettura finale del Pmi manifatturiero del Giappone, relativo al mese di marzo. L’indice, stilato congiuntamente dalle società private Jibun Bank e Markit, si è attestato a 44,8 punti, in fase evidente di contrazione, in quanto inferiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase di espansione – valori al di sopra-).
Confermata la lettura preliminare, pari appunto a 44,8, in ulteriore calo rispetto ai 47,8 di febbraio.
Così ha commentato il dato Joe Hayes, economista di IHS Markit:
“La crisi del settore manifatturiero del Giappone è peggiorata a marzo, a causa della pandemia globale del COVID-19 che, oltre a provocare la paralisi della catena di approviggionamento globale a causa della chiusura delle aziende in Cina, e ora in altre parti del mondo, ha assestato un forte colpo alla domanda per le esportazioni. La conseguenza è stato il calo della produzione dei beni, che si è confermato il più forte dal periodo successivo alla devastazione dello tsunami del 2011. In più, le aziende hanno segnalato una flessione aggressiva dei nuovi ordinativi rispetto al mese precedente, riflettendo la minore domanda interna ed esterna”.
Hayes non si fa tante illusioni sulla ripresa dei fondamentali economici del Giappone:
“La probabilità di una intensificazione della recessione manifatturiera, nei prossimi mesi, è elevata. Gli ultimi dati hanno mostrato un forte calo delle scorte degli input, che le aziende continueranno a far fatica a trovare per sostenere la produzione delle fabbriche. Circolano voci di piani di produzione che stanno per essere sospesi, in particolare nel settore dell’auto. Complessivamente, l’impatto a cascata del COVID-19 sull’economia globale rende meno probabile una ripresa a V”.